- 著者
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林 直美
- 出版者
- イタリア学会
- 雑誌
- イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
- 巻号頁・発行日
- no.46, pp.147-174, 1996-10-20
Luigi Malerba (nato a Berceto, 1927)e uno scrittore e sceneggiatore ancora attivo, apparso negli anni della neoavanguardia italiana. La scrittura malerbiana e caratteristica per l'uso del parlato, una narrazione naturale e semplice che sembra addirittura allontanarsi dal clima avanguardistico. Cio tuttavia, pur preserbando il gusto dell'umorismo nero e del paradosso. I personaggi malerbiani si muovono nel mare del suo linguaggio comico e capriccioso, ma mai sentimentale, e subiscono situazioni spietate. La disumanita e l'assurdita descritte non recano, tuttavia, alcuna traccia di obiezione o rimprovero. La poetica di Malerba si rifiuta di essere riconosciuta come neorealistica. Ma piu che i personaggi, protagonisti autentici delle opere malerbiane sono le parole, o meglio, quelle parole che non riescono mai ad appropriarsi della realta. Questa poverta delle parole si presenta soprattutto come limitatezza della descrizione. Nelle opere malerbiane, per esprimere questa limitatezza, emergono "i nomi propri", che sono capaci di designare l'oggetto di riferimento in un sol colpo, senza descrizione. Secondo Bertrand Russell, che ha completato "the description theory", e "la descrizione" che designa con precisione l'oggetto (il referente) ; ma Saul Kripke lo contraddice introducendo "the possible worlds". Il discorso di Kripke, assai suggestivo per la lettura di Malerba, suggerisce che nelle catene di comunicazione sono "i nomi propri", o meglio, "l'atto di nominare attraverso i nomi propri", a designare esattamente l'oggetto, e che la teoria di Russell e valida solo nel mondo chiuso del monologo di chi descrive. In questo studio, dunque, si discute sui nomi propri come fattore che fa spiccare questa limitatezza della descrizione, attraverso l'analisi di tre opere malerbiane, La scoperta dell'alfabeto (1963), Il serpente (1966) e Le pietre volanti (1992). 1.La scoperta dell'alfabeto Il primo racconto omonimo di questo libro emblematico, nell'episodio della firma, introduce il tema dei nomi propri e ne forma la premessa. Il protagonista dal nome Ambanelli, la prima volta che dovette apporre la propria firma a un documento, la scrisse troppo grande, e cosi in seguito molti lo chiamarono Amban. La firma e un congegno che occulta l'incapacita della descrizione del designare : che la firma, che di fatto e solo un segno, rappresenti il soggetto e soltanto una convenzione ; ma, una volta eseguita, sembra ben rappresentare e designare il referente. 2.Il serpente In questo primo romanzo malerbiano, in cui l'io narrante si identifica col protagonista, il nome proprio di Miriam, assegnato a un personaggio dal protagonista, e l'elemento piu significativo della narrazione. Il mondo monologante del protagonista, mitomane e megalomane, e quello di descrizioni minute e nevrotiche che quasi vorrebbero riferirsi a ogni cosa. Con la sua fissazione e la sua mania di persecuzione, il protagonista finisce per uccidere Miriam e divorarne il cadavere. Cio nonostante, l'esistenza di Miriam ottiene inspiegabilmente piu forza di prima. Per annullarla definitivamente il protagonista va a costituirsi alla polizia, dove tuttavia la sua auto-accusa non viene accettata dal commissario quale veritiera, perche le descrizioni che egli da di Miriam sono contradittorie. Quasi di riscontro alla polemica tra Russell e Kripke, il mondo monologante di descrizioni del protagonista non e valido nella comunicazione con l'esterno, cioe il commissario ; ma, nel rapporto tra Miriam e l'io, l'atto di chiamare quel nome e il mezzo piu efficace per indicarne ed evocarne la persona. 3.Le pietre volanti Le pietre volanti, che sono le pietre disegnate dal protagonista pittore, individuano il tema centrale del romanzo : il mondo si ripete. In questo romanzo, i nomi sono i veri protagonisti. Ovidio Romer, e tutti i suoi familiari di sesso maschile hanno nomi che cominciano per O. Mentre ne Il serpente si rappresenta la tragedia di chiamare un nome falso, in quest'opera si rappresenta quella di no essere chiamati con il vero nome.