著者
藤村 昌昭
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.52, pp.44-80, 2002-10-25

-I vocaboli in -co fanno il plurale in -chi o in -ci? -Ahime, quale regola?La regola non c'e. -Ma, senza regola alcuna, bisogna rimettersi all'uso, e a quello ubbidire. -Anzi, in caso di incertezza, consultare il vocabolario. -No.In questa materia, il vocabolario ci offre solo una malinconica conferma.-Proprio cosi.Solo il tempo puo risolvere, e risolvera senz'altro, questa maledetta desinenza. -Secondo me, l'estrema mobilita della lingua rende difficili e inutili condificazioni troppo rigide. -In conclusione, non e possibile argomentare nessuna regola pratica.Ma dobbiamo proprio continuare con lo stillicidio dei nomi considerati uno per uno?Non la finiremo mai piu.Tentiamo, in mancanza di meglio: poi ce la caveremo con i soliti, necessariamente incompleti, consigli pratici.Come tutti gli altri vocaboli che terminano in -o, anche quelli in -co e -go formano il plurale mutando la loro desinenza in -i.Ma, nel passaggio dal singolare al plurale, alcuni escono in -chi e -ghi, conservando il suono gutturale; altri invece in -ci e ^gi, mutando in palatale; e altri, ancora presentano tutte e due le forme.In linea di massima, se sono piani (con accento sulla penultima sillaba), conservano le consonanti gutturali, ed escono quindi in -chi e -ghi; se sono sdruccioli (con accento sulla terzultima sillaba), invece, le perdono e assumono i suoni palatali/t〓/e/d〓/.Ma ci sono molte eccezioni a questa regoletta generale.Ecco amico (parola piana) che diventa amici e, viceversa, carico (parola sdrucciola) che diventa carichi.Da questo che si e detto, appare chiaro quante incertezze vi siano nell'uso del plurale per i vocaboli in -co e -go; in particolare, i dubbi maggiori nascono dai sdruccioli in -chi e -ghi.Questo gran numero di oscillazioni e le difficolta che si incontrano a cercare di stabilire un comportamento preciso in merito, hanno indotto molti grammatici a formulare un giudizio scettico su qualunque tentativo di sistemazione per questo settore della formazione del plurale.Qual e la ragione di tutte queste oscillazioni?Della palatalizzazione che dev'essere stato raggiunto il primo stadio a partire dalla fine del III secolo.Ilentativo di codificare delle norme coerenti e esaurienti, in realta, non e possibile senza un esame storico-scientifico di ciascun vocabolo, dal momento che la grafia non disponeva di mezzi idonei a simboleggiare articolazioni palatali.Sara, si capisce, una lunga fatica ed anche piena di trappole.Ma grazie ai doni tecnologici come i CD-ROM di GDU e LIZ e anche grazie agli antichi testi scritti in volgare reperiti negli archivi, si potranno subito richiamare dal passato mumerosi esempi contrari agli schemi che poi si consolideranno: amichi, nemichi, grechi, porchi da una parte; sindachi, pratichi, domestichi, teologhi dall'altra.Ora cambiamo un po'il nostro punto di vista, vale a dire con questa difettosa desinenza(-co e ^go) si pensa, da una parte, a un nome o a un aggettivo, ma dall'altra, o per meglio dire, nello stesso tempo, alla seconda persona del presente dei verbi che all'infinito terminano in -care e -gare, dove si conserva il suono gutturale(-chi e -ghi), inserendo una "H" per indicarlo graficamente.E questa terminazione con H, sioe con suono gutturale, e assolutamente obbligatorioa, in tutte le forme in sui la desinenza incomincia per E o per I : l'indicativo futuro, il condizionale presente e il congiuntivo presente.Concludiamo con una rapida riflessione.Una volta sulla desinenza dominava il suono gutturale (amichi, pratichi, carishi) secondo una tendenza o volonta conservatrice contraria ad un suono difforme dall'originale.Poi gli sdruccioli provocaono la palatalizzazione secondo un "atavismo" linguistico, sioe una "economia"fonetica effettuata, una volta, nel latino volgare.E cosi, alcuni mutano in palatale(pratici, critici)liberandosi dai verbi corrispondenti, altri, invece, ne sono rimasti dipendenti(carichi, dialoghi).Mi auguro che in questa noema si scioglierano tutte le regolette che erano, una volta, clamorosamente smentite dalle immancabili eccezioni.Ormai nessuno direbbe sindachi invece di sindaci, ma c'era un tempo in sui la Penisola era piena di "SINDACHI"!

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