- 著者
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倉重 克明
- 出版者
- イタリア学会
- 雑誌
- イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
- 巻号頁・発行日
- no.59, pp.1-22, 2009-10-17
Una peccatrice (1866) e la prima opera verghiana del cosiddetto "ciclo mondano" ed e nel contempo un'opera di transizione, in cui coesistono caratteristiche narrative che si trovano gia nelle opere precedenti e nuovi orientamenti. In questo articolo si tenta di individuare il tentativo verghiano di sperimentare nuove forme narrative all'interno del racconto. Anzitutto, per ottenere i presupposti attraverso i quali analizzare questa opera, si prendono in esame le caratteristiche narrative delle opere precedenti, i cosidetti romanzi catanesi. In queste opere, il narratore e onnisciente, trascende il tempo e lo spazio del mondo narrato e spiega in dettaglio perfino eccessivo le scene, possiamo percio sostenere che, per il Verga catanese, gli elementi costitutivi dell'opera devono essere esposti al lettore nella loro completezza. Il narratore si immedesima in ogni personaggio e ne descrive l'intimita servendosi talvolta del discorso indiretto libero. Tale onniscienza arriva al punto di compromettere la stabilita della posizione del narratore stesso, finendo con il trascurare il contesto. Nel prologo di Una peccatrice, al narratore viene invece assegnato il ruolo di coordinatore dei fatti, stabilito come "io" narratore omodiegetico ed insieme extradiegetico, in quanto estraneo alla storia d'amore di Pietro e Narcisa. Pertanto il ruolo intermediario di Raimondo, che offre all'"io" il materiale dell'opera, risulta significante e influente sulle espressioni del narratore. Il "noi" del narratore nella storia stessa assume una qualita doppia, che implica l'instabilita della sua natura. In molti casi, inoltre, it "noi" appare nei cambiamenti di scena. In questo caso si notera che l'atteggiamento di Verga realizza la narrazione attraverso il discorso da parte del narratore onnisciente posto a livello metanarrativo, come nei romanzi catanesi. In Una peccatrice, it punto di vista del narratore e stabilito costantemente nel protagonista Pietro, ad esclusione del capitolo VIII che ha forma epistolare. La storia si svolge attraverso i suoi atti e le sue parole. Il fatto che il punto di vista del narratore sia stabilito in questo modo garantisce la coerenza dello svolgimento della storia. La descrizione minuta dell'interiorita e limitata, in generale, a quella di Pietro e condotta, in molti casi, in modo soggettivo. Il discorso indiretto libero si applica solo a Pietro e funziona come suo monologo. Viceversa, l'interiorita degli altri personaggi e descritta in modo relativamente obiettivo senza comportare l'immedesimazione del narratore in ciascuno di loro. La differenza fra queste due descrizioni lascia intravedere la limitazione dell'onniscienza e deve essere intesa come una svolta verghiana dal narratore onnisciente. A causa di tale limitazione, pero, Verga e costretto ad affidare la descrizione dell'intimita di Narcisa nel capitolo VIII alla forma epistolare. La prima lettera di questo capitolo e scritta da Pietro, che racconta in prima persona la parabola del proprio amore e non possiede efficacia perche fin qui tutta la storia e raccontata dal suo punto di vista. Si puo pensare quindi che Verga voglia rappresentare in questo capitolo le vicissitudini della vita intima di Narcisa. L'inserimento della forma epistolare deriva da due elementi, uno e l'inevitabile difficolta di descrivere in modo diretto e soggettivo l'interiorita degli altri personaggi se il punto di vista del narratore risiede nel personaggio di Pietro, e l'altro e l'attaccamento di Verga all'onniscienza del narratore che tende a descrivere tutti gli elementi della storia. Fin dall'esordio, Verga e consapevole della necessita di una descrizione psicologica che porti ad immedesimarsi nella vita intima dei personaggi. In Una peccatrice, il cui epilogo e il suicidio di Narcisa, per Verga si mostra indispensabile la descrizione dell'intimita di lei in modo diretto, ma questa e impossibile realizzare da parte del narratore nelle parti descrittive del testo. Di conseguenza la narrazione da parte del narratore viene interrotta attraverso l'inserimento del capitolo epistolare. Verga affronta cosi il limite della narrazione in terza persona. La prolessi della fine del romanzo nel prologo significa che per Verga non e piu importante solo l'andamento della storia, ma anche la forma narrativa. L'importanza di quest'opera consiste nell'intento di Verga di controllare la narrazione per mezzo del narrators, affrontando tuttavia la difficolta di una descrizione minuta dell'interiorita di piu personaggi in terza persona. Proprio per questo, nelle opere successive del ciclo mondano, Verga sperimentera varie forme narrative, dalla narrazione in prima persona a quella obiettiva in terza persona, che poi condurra a quella impersonale nel suo periodo maturo. Una peccatrice deve quindi essere considerata come la prima opera in cui Verga si dibatte consapevolmente nei problemi della tecnica narrativa e come punto di partenza per la sua successiva ricerca di nuove forme narrative.