著者
深草 真由子
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.61, pp.71-91, 2011-10-15

Girolamo Ruscelli, poligrafo viterbese, senza dubbio risentendo dell'influenza del Bembo, si occupo della redazione del capolavoro del Boccaccio. La sua edizione del Decameron fu pubblicata nel 1552 a Venezia presso la tipografia di Vincenzo Valgrisio, corredata della dedicatoria Ai lettori, di note marginali, delle Annotationi aggiunte alla fine di ogni giornata (in cui si spiegavano le norme linguistiche e grammaticali) e del Vocabolario generale. Essa fu poi ristampata net 1554 e net 1557. Nel corso della polemica con Lodovico Dolce, che pubblico il suo Decameron presso Giolito net 1552 e tento di screditare l'edizione di Ruscelli che era ancora in corso di stampa, Ruscelli scrisse nel 1553 Tre discorsi, in cui metteva in discussione il criterio adottato dall'avversario, e preparo De'commentarii della lingua italiana, che sarebbero stati pubblicati postumi nel 1581. V. Branca, pur ritenendo che il Ruscelli fosse <<il piu colto>> dei poligrafi dell'epoca e <<il piu profondo negli studi grammaticali>>, giudica negativamente la sua edizione del Decameron, insieme a quella curata da Dolce, definendolo una <<sconciatura>> del testo. Viceversa, P. Trovato, in seguito alla collazione di alcune novelle con altre edizioni, nota frequenti interventi d'ordine ortografico e interpuntivo da parte di Ruscelli, ma, dato che le modifiche arbitrarie al testo sono poche, ritiene opportuno l'esame di un campione piu ampio. L'analisi sul testo dell'edizione del Ruscelli che si intende condurre in questo lavoro ha lo scopo di fare luce sul metodo filologico e sulle norme linguistiche da questi adottati, al fine di comprendere come valutarne il ruolo nella storia del Decameron in quanto modello della prosa volgare. Per quanto riguarda la correzione del testo, Ruscelli stesso dichiaro' di non aver visto l'autografo di Boccaccio e di avere seguito <<le stampe communi>>, di avere cioe adottato la lectio di molte stampe. Questa affermazione e degna di considerazione perche, nella prima meta del Cinquecento, i curatori del Decameron sostenevano che il testo della loro edizione fosse fedele all'originale, benche in realta spesso "contaminassero" il testo. Secondo P. Trovato e B. Richardson, il Decameron di Ruscelli riproponeva in particolare il testo delle giolitine anteriori al 1552 e anche della giuntina pubblicata nel 1527 a Firenze, testo che e alla base delle edizioni posteriori al 1527, incluse le sopraddette giolitine. Per mettere in chiaro il procedimento del lavoro redazionale compiuto da Ruscelli, esaminiamo qui i suoi riferimenti alle fonti che utilizzo. Ruscelli consulto almeno quattro manoscritti e due stampe antiche, probabilmente incunaboli difficili da identificare; consulto poi una stampa curata da Niccolo Delfino, ma non si puo dire che Ruscelli lo abbia seguito in modo consistente; le giolitine e, come risulta dalla nostra indagine, la giuntina del 1527. Possiamo senz'altro confermare che il Decameron del Ruscelli, se basato sul testo de <<le stampe communi>>, discendeva di conseguenza dalla giuntina. Ma la nostra collazione dell'edizione di Ruscelli con queue precedenti ci mostra come il nostro curatore non assumesse in realta sempre la lezione de <<le stampe communi>>, rifiutando a volte sia quella della giuntina sia quella delle giolitine, ma modificasse il testo seguendo le proprie norme linguistiche. Nel presente lavoro esaminiamo alcuni casi in cui Ruscelli non accetta la lectio comune, ma fa coincidere il testo con la propria prescrizione linguistica: il verbo aiutare; il passato remoto del verbo mettere; la terza persona plurale del congiuntivo presente del verbo essere; la preposizione articolata alle; Dio e Iddio. Per quanto riguarda la preposizione a con l'articolo determinativo maschile plurale, osserviamo che c'e un'oscillazione cronologica nella prescrizione grammaticale del Ruscelli, oscillazione che influenza la sua scelta della lezione nel testo: alli, considerata forma corretta nelle Annotationi, appare nella prima edizione, ma un anno dopo, nei Tre discorsi Ruscelli accuso Dolce per l'uso di li dopo le preposizioni tra cui include anche a. Respingendo quindi l'uso di questa forma, probabilmente per evitare un attacco da parte di Dolce, nella seconda e terza edizione, adotto' a' o a i, le forme proposte come corrette nei Tre discorsi e nei Commentarii. L'omologazione delle norme linguistiche nel testo, pero, non era un fenomeno raro in quell'epoca, perche in teoria lo stile boccacciano, essendo il modello migliore della prosa volgare, doveva coincidere con le norme linguistiche e grammaticali che, a loro volta, erano gia state elaborate basandosi sul suo stile. Ma il Ruscelli non mostro sempre il Boccaccio come prosatore perfetto e irreprensibile. Esaminiamo alcuni casi in cui il nostro curatore oso indicare apertamente gli errori del Boccaccio e consiglio ai lettori di non imitarlo: la ripresa della congiunzione subordinativa che; gliele indeclinabile; per+articolo determinativo maschile: per lo o per il. L'atteggiamento del Ruscelli di fronte al Boccaccio e alle norme linguistiche cui i letterati facevano riferimento dopo le Prose, puo dirsi assai critico; egli, infatti, liberandosi dall'obbedienza cieca alle lezioni bembiane, rivolse lo sguardo verso l'imperfezione del modello e sostenne la necessita di guardare con spirito critico alla lingua del Boccaccio. Queste considerazioni ci inducono a concludere che l'edizione del Ruscelli vada riconosciuta come uno dei processi piu importanti nella storia della tradizione testuale del Decameron.

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