著者
北川 忠紀
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
vol.23, pp.42-50, 1975-03-20 (Released:2017-04-05)

Questo articolo vuol essere un tentativo per fissare la fase letteraria e ideologica della maturita artistica del Verga, in cui l'A. cerca di ricostruire l'atmosfera intellettuale del tempo per dare un' interpretazione sincronica delle prefazioni dell' Amante di Gramigna e I Malavoglia. Il primo lavoro dell' A, e analizzare cio che significa come teoria della letteratura la prefazione dell' Amante di Gramigna, confrontandola principalmente con gli scritti contemporanei di L. Capuana. In questa analisi l'A. si sforza di chiarire in che modo siano integrati e risolti felicemente nella poetica dell' impersonalita verghiana i due motivi su cui il Capuana ha cercato di basare la sua critica; quello dell' unita organica e quelle della logica interna all' opera d'arte, e in che senso una risposta alle questioni del rapporto fra l'arte e la fotografia o fra l'arte e la natura sia implicita nel concetto della realta artistica come illusione, e come ci si rispecchi l'idea del romanzo quasi come l'unica forma possibile dell' arte moderna. Il secondo lavoro dell' A. e rintracciare il pensiero verghiano intravisto dalla prefazione de' I Malavoglia, concentrando l'attenzione alla conoscenza della realta e all' atteggianento verso la realta nel Verga maturo. In questo punto il ragionamento dell' A. si svolge nella maniera seguente : a) il concetto positivistico del progresso come evoluzione rende la conoscenza verghiana della realta piu pessimistica. b) il Verga si ritira nella posizione di un osservatore con la coscienza d' impotenza e di estraneita alla realta storica, vista come qualcosa che procede da se e senza bisogno dell' attiva partecipazione dell' uomo. c) questa conoscenza della realta e questo atteggiamento verso la realta sono nati dalla riconferma d' invalidita dei ideali romantico-risorgimentali ed dal senso di alienazione, sia dalla realta storica, sia dal mondo salottiero e dal mondo popolare. E, allo stesso tempo, questa attitudine rivela che il Verga decide di superare l'atteggiamento anarchico della Scapigliatura, misurare la distanza fra se stesso e la realta e mantenere severamente questa distanza essendo sempre in contatto con la realta come e, cioe, vivere questa alienazione. d) il progresso stesso concepito come una (fiumana) e gia trasformato in qualcosa d' implacabile e di opaco come destino nel suo mondo artistico. e) il ritirarsi dalla realta diretta, il rifugiarsi nel suo mondo artistico ammette al Verga di vedere il mondo e gli uomini dalla visione piu universale e superare ogni ostacolo che debba generare un determinato punto di vista ideologico. Alla fine, l'A. conclude che la poetica verghiana dell' impersonalita in cui il Verga dichiara di <sparire nella sua opera immortale), cioe, di vivere solo con la sua opera, e una conseguenza naturale delle sue esperienze letterarie, esistenziali e ideoiogiche.
著者
ベンチヴェンニ アレッサンドロ 北川 忠紀
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.14, pp.7-24, 1966-01-20

Studiando il canto 26mo dell' Inferno, non mi e mai sembrato che ci fosse un vero contrasto, fra l' Ulisse della tradizione classica, cambiato in fiamma, pre avere istigato il tranello del cavallo di Troia e la confessione che Ulisse stesso fa, raccontando la storia del suo naufragio. che secondo Dante e anche la causa della sua discesa nell' Inferno. Alcuni commentatori troppo abituati a leggere la Divina Commedia, come un racconto oggettivo di un viaggio immaginario del poeta, che una esperienza intima esistenziale di Dante, hanno sentito il contrasto, e per spiegarlo hanno dovuto ricorrere all' ormai troppo vecchio strattagemma, di dividere la personalita del poeta in due, facendolo giudicare alcune volte come poeta ed altre come teologo. Secondo me, Ulisse, che non e altro che un simbolo, per Dante, simbolo di un male da evitare, comincia con insegnare inganni e termina ingannando se stesso, attribuendosi falsamente, e qui l' inganno, la forza di poter sorpassare i limiti fissati dagli Dei.La confidenza esagerata, frutto del successo avuto ingannando gli altri, lo conduce naturalmente ad avere una tale fiducia nel potere della sua intelligenza da osare persino di sorpassare i limiti fissati da Dio.Mi sembra dunque, che il secondo Ulisse non sia che una conclusione logica del primo, perche infondo fra il primo Ulisse, quello della tradizione classica, ed il secondo quello inventato da Dante, c' e la medesima relazione di quella che esiste fra causa ed effetto, e chi oserebbe vedere un solo contrasto anche se non contradizione, fra la causa e l' effetto ?
著者
北川 忠紀
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.44, pp.205-212, 1994-10-20

Nelle Leggende del castello nero, il sogno e inteso come memoria della vita anteriore, rivela i fatti delle esistenze trascorse e preanunzia il futuro. L'A., in primo luogo, tenta di esaminare come si sia formata questa nozione di sogno e di memoria in Tarchetti, secondo le indicazioni di Gaetano Mariani che afferma:<<Le sollecitazioni piu massicce provengono, ovviamente, dai soliti autori, cioe, da Hoffmann, poe e Nerval>>. In secondo luoto, pensando a quali funzioni abbia il sogno nel racconto tarchettiano, L'A. fa notare che il sogno funziona come un congegno che fa svolgere il racconto liberamente superando le barriere del tempo e dello spazio, o come un palcoscenico dove si rappresentano dei drammi del dramma, o come un luogo d'incontro della vita attuale e di quella anteriore. In terzo luogo, chiedendosi perche il sogno tarchettiano riesca a assumere queste funzioni, L'A. ne trova la risposta nel fatto che Tarchetti ha introdotto il fenomeno dello sdoppiamento della personalita nell'interpretazione del sogno. Infine, L'A. suggerisce che questo racconto si legga anche come un"racconto-doppio", un racconto-doppio singolare in cui l'eroe e il suo doppio s'incontrano solo nel sogno, perche il fatto che l'io abbia attraversato undici vite vuol dire che l'io ha undici doppi nell'eterna continuita del tempo.