著者
徳橋 曜
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 = Studi Italici (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
vol.44, pp.153-176, 1994-10

中世・近世のフィレンツェ社会における人間関係の重要性は、多くの研究者によって指摘されている。都市には、親族関係、アルテや会社等の職業上の結び付き、地縁的な結合、友人関係、信仰団体、遊び仲間などが、錯綜しながら展開し、複合的なネットワークを形成していた。そこには、フィレンツェの人々が生まれながらに、あるいは無自覚に関与するしがらみもあれば、政治的・社会的な利害信仰心から意識的に参入・結成する人的結合関係もあった。こうした複合的な人間関係・コネクションは、勿論フィレンツェのみならず、イタリアの都市の多くで見られたものであるが、殊にフィレンツェにおいては、都市政治の動向にまで関わる意義をを有していた。この都市は、12世紀にコムーネとして自立して以来、共和政体を維持し、その伝統に固執し続けたが、政治体制が真に安定したことはなかった。また富裕な商人を中心とする都市の支配層も、貴族共和政が制度化されたヴェネツィアとは異なり、その身分が定義・固定されてはいなかった。その結果、政治的には不安定であったが、同時に階層間の透過性・柔軟性を持ってもいた。かかる社会における社会的地位の向上ないし維持や政治への参加は、単に財産によってのみ達成されるものでもなければ、逆に、固定した身分の区別によって限定或いは保証されるものでもなかった。逆に、固定した身分の区別によって限定或いは保証されるものでもなかった。ここに種々の人脈が介在することになったのである。このようなフィレンツェ社会の基本的な性格は、1530年まで保たれていたが、当然ながらその内実は、時代と共に変化した。殊に大きな変化は、15世紀に生じたと考えられる。この世紀は、メディチ家が共和国支配の実権を握るべく制度改革を行い、フィレンツェの権力構造が、従来とは大きく変わっていった時代であった。都市社会に広がる人的ネットワークは、政治に影響を及ぼしたが、同時に都市の権力構造の変化に影響されもしたはずである。筆者はこれまで、主として14世紀に目を向け、メディチ体制が確立する以前のフィレンツェ社会における人的結合関係を様々な側面から考察してみようとしてきた。その目的は未だ達成されたとは言い難いが、フィレンツェ史の流れ、更にヨーロッパ史の大きな流れの中にこの問題を位置づけることを考えると、15世紀の社会に目を向けない訳にはいかない。近年F.W.ケントが、G.コルティと共に出版した史料Bartolommeo Cederni and His Friends. Letters to an Obscure Florentineは、この15世紀の人的ネットワークを考察する上で、示唆に富んでいる。15世紀フィレンツェの中層市民バルトロンメオ・チェデルニに宛てられた多くの書簡に基づいて、彼の周囲の人間関係をケントが考察し、更に、チェデルニと周囲の人間達との関係を特に窺わせるものを46通選んで、刊行したものである。史料集としては些か心もとない史料の数であるが、《Obscure Florentine》と副題にもあるように、なかなか明らかにしにくい中層市民の人間関係を考える手掛かりとなる。そこで本稿では、このバルトロンメオ・チェデルニの「友人関係(amicizia)」から、15世紀フィレンツェの人的ネットワークを考察し、それをフィレンツェ史の流れの中に位置付けることを試みる。I fiorentini del XIV e XV secolo attribuivano importanza alle relazioni fra parenti, vicini e amici. Nei rapporti politici o in quelli quotidiani contavano spesso sul network fra loro, facendo attenzione a mantenerlo e a svilupparlo, secondo il consiglio di Giovanni Morelli. In questo ambiente, un oscuro fiorentino di estrazione comune, Bartolommeo di Cederno Cederni(1416-1482), visse senza alcun potere politico o influenza sociale derivanti dalla sua parentela, ma contando sui suoi amici, potenti e non:i Pandolfini, che erano una delle famiglie medicee piu potenti, il ricco banchiere Bone Boni ed altri amici e vicini del suo ceto, come Piero Gianni, Salvestro del Cica, Domenico Simoni ecc. Ognuno dei suoi amici trasse beneficio dal clientelismo compreso nell'amicizia, presentando ad altri membri i suoi amici o protettori, e spesso raccomandandoli. In particolare Bartolommeo, che non aveva nessun legame utile con i potenti del proprio gonfalone, conto sugli amici per ottenere uno sgravio delle sue imposte all'interno del proprio gonfalone, o per ottenere un posto negli uffici comunali. La sua rete di amici si estese oltre gli ambienti vicini, giungendo fino a Lorenzo de'Medici. Non sempre gli"amici"si conobbero bene, tuttavia dovettero aiutarsi. La dedizione reciproca caratterizza il termine"amicizia"che comprendeva veri amici, protettori e clienti:un amico faceva sforzi per altri amici o amici degli amici. Insomma, questi legami di amicizia erano utili per stabilire relazioni con i cittadini piu potenti. Cosi l'amicizia era una catena di protettori. Cittadini del ceto medio come Cederni erano sensali o mediatori di protezioni, raccomandando l'uno all'altro. Mano a mano che la famiglia dei Medici governava la Repubblica, i fiorentini tendevano a raccomandarsi ai Medici o ai potenti medicei piu che agli altri potenti anti-medicei. Nella seconda meta del XV secolo varie amicizie si concentrarono in una grande clientela attorno ai Medici.
著者
土肥 秀行 Hideyuki DOI
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 = Studi Italici (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.61, pp.195-216, 2011-10-15

Questo articolo prende in analisi una tesi ormai comunemente recepita da lettori e studiosi di Giuseppe Ungaretti: quella dell'influenza giapponese sulla forma breve della prima produzione del poeta. Gia nel 1962 Luciano Rebay, uno dei piu celebri critici ungarettiani, ipotizza una possibile "origine giapponese" di Ungaretti, mentre Atsuko Suga sostiene nel 1981 che i componimenti introdotti da Harukichi Shimoi e Gherardo Marone sulla rivista <<La Diana>>, e letti da Ungaretti, si classificano in stile waka, anziche haiku (chiamato allora haikai in Italia) e si mostrano inoltre come rifacimenti creativi in prosa, ovvero delle "versioni" ben distanti dalla nostra concezione di traduzione. La studiosa insomma non riconosce l'impronta haikaistica nella poesia ungarettiana del primo Novecento. Risalendo agli inizi della questione, cosi come viene dibattuta nel 1933 tra Ungaretti e Enzo Palmieri (critico dell'ex-circolo de <<La Diana>>), Shimoi e Marone iniziano a collaborare per la traduzione delle poesie giapponesi verso la fine del 1915; Marone e il soldato Ungaretti si conoscono per corrispondenza nell'aprile 1916; su <<La Diana>> del mese successivo Marone pubblica per la prima volta le traduzioni dei versi giapponesi della poetessa Akiko Yosano, e di seguito una poesia ungarettiana, Fase, composta in forma alquanto essenziale. In un'apparente coincidenza-in realta meditata con ogni probabilita dalla redazione-questi due poeti, tanto distanti fra loro, vengono riportati consecutivamente sulle stesse pagine. Dunque la produzione poetica di Ungaretti (ripresa un anno dopo l'esperienza lacerbiana) e il lavoro di traduzione di Shimoi-Marone procedono quasi contemporaneamente. Da parte nostra abbiamo alcune riserve nel riconoscere in Ungaretti un'effettiva disposizione a prendere in esame i poeti giapponesi tradotti per la rivista. Nondimeno i letterati de <<La Diana>> sostengono, sin dalle loro prime recensioni a Il porto sepolto (la prima raccolta uscita nel dicembre 1916), un'affinita stilistica tra Ungaretti e i poeti giapponesi, tanto da creare l'etichetta, ancora oggi ampiamente accreditata, "Ungaretti haikaistico": tale definizione e all'origine della polemica del 1933 attorno al poeta ormai pienamente affermato, e nello stesso tempo indignato per il vecchio epiteto attribuitogli. La motivazione per cui Ungaretti tende a comporre in forma breve deriva, in parte, dalla lettura dei poeti giapponesi, ma dall'altra parte e necessario identificare anche un altro importante fattore di influenza nella corrente allora definita "frammentismo", un filone diffuso specialmente tra gli avanguardisti napoletani degli anni Dieci. Nel periodo successivo, il critico Aldo Capasso, il quale conosceva sia il circolo dianiano che Ungaretti, attacca la definizione crociana di "non poesia" a proposito dell'opera di Giovanni Pascoli, valorizzandola invece all'insegna del frammentismo, ossia dello stile haikaistico. Uno dei saggi pascoliani di Capasso, Sulle Myricae del 1935, spinge il giovane poeta Pasolini a concepire una tesi di laurea a sostegno del "particolare" in Pascoli. Nel clima bolognese della fenomenologia anceschiana, in cui intellettualmente si collocava lo stesso Pasolini, il frammentismo prevale come tendenza principale dell'ultima generazione. Tornando indietro di qualche tempo, Luciano Anceschi, allora critico debuttante, si distingue per un articolo su Yosano, le cui opere sono inserite nell'antologia Lirici giapponesi (1927), edizione accresciuta delle Poesie giapponesi (1916) curate da Shimoi e Marone e lette all'epoca con passione da Ungaretti. Ad un esame stilistico-variantistico delle due celeberrime poesie ungarettiane, Mattina, che suona <<M'illumino/d'immenso>>, e Notte di maggio (1915-1936) in cui Carlo Ossola percepisce il ritmo haikaistico rovesciato (7-5-7 sillabe), bisogna ammettere, quasi parallelamente alla tesi di Suga, che in Ungaretti il metro e la brevita della poesia giapponese siano sottilmente presenti, benche in maniera non determinante. Stando invece alle dichiarazioni di Ungaretti nel dopoguerra, il frammentismo viene da lui ricordato positivamente in un saggio leopardiano (1952-1963) con riferimento ad una poesia "interrotta" ma "compiuta" e l'ultimo Ungaretti (1963) racconta la propria prima stagione poetica alludendo ad un'analogia con un concetto chiave della forma breve giapponese: <<cogliere un attimo>>. Il poeta, infine, durante la sua visita in Giappone del gennaio 1960, dichiara di essere stato vicino alla poesia giapponese a livello metrico e tematico. Anche per via di questi commenti dell'autore stesso, la lettura del primo Ungaretti sotto l'angolatura della poetica frammentistica e nipponica continua a trovare numerosi sostenitori.