著者
菅野 類
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.57, pp.192-216, 2007-10-20

Alfieri concepi il Filippo il 27 marzo 1775. Nella Vita, egli racconta di aver tratto l'idea dal Don Carlos dell'abate Saint-Real, ma dalla lettura di "piu anni prima". Pare inverosimile che l'idea gli sia venuta spontaneamente, da un ricordo un po' lontano, senza alcun stimolo esterno. Tale spiegazione della genesi del Filippo non sembra sufficiente e risulta plausibile ipotizzare che ci siano stati altri fattori. Il Filippo e una tragedia ambientata nella Spagna del sedicesimo secolo; il re Filippo persegue il figlio Carlo e lo costringe a uccidersi. L'opera e stata composta nel corso di quindici anni e ha subito non poche modifiche nelle varie fasi della rielaborazione. Tradizionalmente, il personaggio centrale e considerate quello di Filippo, in virtu della rappresentazione cupa e compassionevole. Invece l'autore del presente saggio rivolge l'attenzione alle prime caratterizzazioni di Filippo, le quali, non destando compassione nel lettore, fanno pensare che l'impianto del Filippo sia stato fortemente condizionato dall'atteggiamento polemico dello scrittore contro la monarchia. Questo aspetto merita particolare attenzione nel nostro contesto, poiche all'epoca della concezione del Filippo il governo torinese si trovava in una situazione assai confusa, alla cui origine c'era un problema interno alla casa sabauda. Nel 1773 il re Carlo Emanuele III mori e gli succedette sue figlio Vittorio Amedeo III. La successione non pote non provocare problemi, poiche la relazione fra i due era stata segnata da un gesto irreparabile : il padre aveva escluso il figlio dagli affari giudicandolo ancora inaffidabile; il figlio aveva covato rancore nella sua "corte alternativa", circondato da cortigiani a loro volta emarginati dalla scena politica. Appena salito al trono, il nuovo re sciolse il governo e ne formo uno nuovo con i suoi favoriti. Ma il sistema non funziono bene e il re fu costretto a modificare subito la sua linea politica. Nonostante Alfieri abbia vissuto un periodo cosi delicato a Torino, non ne fa menzione in nessuna parte della Vita. Questo, tuttavia, non va necessariamente considerato come totale indifferenza alle vicende dello Stato : si puo cogliere infatti da una sua opera pubblicata postuma quale interesse egli rivolgesse al disordine politico di allora. L'opera si chiama l'Esquisse du jugement universel e rappresenta scene del Giudizio Universale. Alcune anime della Premiere Session sono identificabili con gli uomini di governo. Le loro descrizioni caricaturali dimostrano che Alfieri guardava al governo torinese con occhi cinici ma sicuramente interessati. Davanti a tale situazione, egli ebbe modo di saggiare la fragilita del sistema monarchico. Rimane ancora irrisolto il problema della datazione dell'Esquisse, la quale oscilla fra il dicembre del 1773 e gli inizi del 1775, ma e sicuro che il Filippo fu concepito poco dopo. Forse non fu un caso che in quel momento tornasse alla mente del poeta il dramma di Don Carlos che aveva letto "piu anni prima" : Alfieri potrebbe aver preso spunto dalla realta torinese, la quale doveva ricordare un'altra tragica relazione fra il re e il principe del romanzo francese. E se la concezione del Filippo e legata all'amara realta torinese, risulta comprensibile l'insufficiente spiegazione nella Vita. Al momento della stesura della Vita, Alfieri aveva gia superato la stagione di aspra polemica contro la monarchia : voleva tacere la storia nera del regno sabaudo per non offenderne l'onore.
著者
菅野 類
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.56, pp.217-240, 2006-10-21

Nel 1779 Alfieri ideo la sua "terza tragedia di liberta", Timoleone. II tiranno dell'opera, Timofane, e posseduto dell'ambizione del potere e massacra i concittadini della posizione contraria. Pero gli altri personaggi del dramma cercano di farlo ritornare sulla via retta, perche credono ancora nella possibilita del suo rawedimento. Alia fine, Timofane e ferito mortalmente ma si pente e muore chiedendo scusa all'eroe. Lo svolgimento sembra significative se ci ricordiamo che nelle opere antecedenti Alfieri descrive tiranni solo come mostri incorreggibili. L'immagine di un tiranno che si rawede non e forse un mutamento del sentimento che l'autore ha nei confornti dei principi? La caratterizzazione di Timofane non e un risultato casuale. Alia fase di ideazione, Alfieri dispone Timofane come un tiranno solo violento e irascibile, accettando passivamente l'impostazione pultarchica. Ma attraverso rielaborazioni, rifmta il modello originale e modifica la figura di Timofane piu umana e generosa. Se Alfieri equiparasse ancora i principi ai tiranni, dovrebbe seguire l'impostazione originale per rappresentare tali sentimenti, anzi farebbe meglio a intensificarla. Sarebbe difficile da comprendere questo tipo di cambiamento se non prendiamo in considerazione la diminuzione graduale della sua awersione verso principi. La figura del tiranno compie delle metamorfosi nelle opere successive. Nella "quarta tragedia di liberta", Agide, il tiranno non si presenta come l'oggetto da abbattere, ma quello da persuadere per contribuire al bene pubblico. Poi, nel Panegirico di Plinio a Trajano non appare un tiranno, ma un "ottimo principe", a cui Plinio invoca la rinascita della repubblica romana, ma invano. Tradizionalmente questa opera viene interpretata come il rifiuto dell'assolutismo illuminato da parte dell'autore. Ma a considerazione del percorso dal Timoleone al Panegirico, sembra piu naturale trovarci una speranza nel principe, anche se non esplicita. Inoltre, dovremo tenere in conto il fatto che quando fu pubblicato il terzo volume dell'edizione senese delle tragedie, Alfieri dono il libro ai vari principi. La donazione volontaria del libro mi sembra un'azione simbolica dell'avversione attenuata per i principi. Quindi, un'opera come Timoleone, che e tanto trascurata finora, dovrebbe essere rivista come una svolta importante dell'immagine alfieriana sul principe. Questo significherebbe che il conservatismo alfieriano si era gia manifestato ben prima della Rivoluzione. Se fosse accettata quest'ipotesi, bisognerebbe reinterpretare anche le altre opere successive del Timoleone.
著者
菅野 類
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.61, pp.147-171, 2011-10-15

Fra gli intellettuali italiani attivi in un periodo denso di inquietudini come quello degli ultimi decenni del Settecento, spicca la figura di Alessandro Verri (1741-1816). Questi, dopo la breve attivita giornalistico-illuministica nel periodico milanese <<Il Caffe>>, si ritira a vita privata stabilendosi a Roma nel 1767. Il suo nome riappare al pubblico solo quindici anni dopo con il romanzo Le Avventure di Saffo, che conosce un grande successo editoriale grazie allo stile raffinato e al tema carico di pathos. Da un esame della sua impostazione intellettuale, risulta interessante il fatto che il romanziere cercasse di trasmettere una visione pessimistica della passionalita, tema che puo essere individuato anche in altre sue opere. Questa scelta sembra non solo segnare un netto distacco ideologico dalla sua posizione giovanile, ma anche anticipare un tema letterario abbastanza singolare nel contesto culturale dell'epoca: la tragicita delle passioni. Il presente lavoro intende chiarire il processo tramite il quale nel Verri maturo precocemente l'interesse per questo tema, rintracciando i suoi numerosi riferimenti ai sentimenti e alla sensibilita. Contrariamente alla visione pessimistica tipica della fase romana, durante il periodo de <<Il Caffe>> il Verri fu uno dei fautori piu appassionati dell'utilita dei sentimenti, esaltandone i lati positivi allo scopo di attaccare il rigido autoritarismo, soprattutto in campo intellettuale. Il suo "sentimentalismo" non ha un carattere originale, poiche il Verri seguiva la corrente filosofica dell'epoca, ma resta comunque degno di nota il fatto che alcuni dei suoi articoli fossero gia intrisi di una percezione negativa delle passioni umane. Seppure il valore dei sentimenti sia sempre rimasto un fermo criterio di giudizio, il pensiero verriano viene messo alla prova con il viaggio in Europa in compagnia di Cesare Beccaria. Di fronte alle inquietudini del compagno e alle dolorose esperienze relative al contatto con i filosofi francesi, viene concepita via via sempre piu consapevolmente la negativita delle passioni. In tale processo si profila gradualmente la duplicita del suo atteggiamento nei confronti dei sentimenti: esaltazione sul piano teorico e scetticismo su quello pratico. Allo scopo di spiegare lo sviluppo del pensiero verriano, e opportuno prendere in considerazione l'ambiente familiare sotto il cui peso si sentivano oppressi i fratelli Verri: l'avversione all'autorita paterna, infatti, rappresento uno dei motivi piu importanti che li avevano condotti alle attivita illuministiche. Tuttavia, la maturita intellettuale di Pietro contribui fortemente a orientare la presa di posizione del fratello minore, a dispetto della sua intima natura. Numerose espressioni e idee somiglianti negli scritti dei due fratelli attestano la forte influenza ideologica esercitata dal fratello maggiore. Confermata la caratteristica eteronoma del sentimentalismo di Alessandro, sembra naturale che la fede in quel criterio sia venuta meno con il distacco fisico dal maestro e che, nello stesso tempo, ad essa sia subentrata una visione pessimistica peraltro gia latente. Il sentimentalismo verriano attraversa una nuova fase a Roma dove il Verri si innamora della marchesa Margherita Gentili. Inebriato d'amore, decide di non allontanarsi dalla marchesa, compiendo un cambiamento esistenziale dall'impegno civile al conseguimento della felicita individuale. Per giustificare la propria scelta, egli contrappone con insistenza la sublimita dei sentimenti ai suggerimenti razionali di Pietro. La disputa finisce con la vittoria di Alessandro, ma questa non puo che essere effimera e preparatoria al disinganno fatale. L'infedelta della donna amata lo obbliga a ripensare totalmente il proprio giudizio di valore basato sui sentimenti e ad accettarne la falsita. Da un'attenta osservazione delle peripezie verriane intorno al valore dei sentimenti, sembra fondato ritenere che una serie di amare esperienze abbia influenzato fortemente la sua poetica, che trovera poi forma definitiva nei romanzi e nei drammi. Questo processo rappresenta un momento interessante nella genesi di una nuova sensibilita letteraria, emersa dal conflitto fra gli ideali illuministici e l'affermazione dell'io. Per chi scrive, l'originalita dell'approccio verriano non dovrebbe essere semplicisticamente sottovalutata come una manifestazione preromantica, ma approfondita alla luce del contesto culturale del suo tempo.
著者
菅野 類
出版者
京都産業大学
雑誌
京都産業大学論集. 人文科学系列 (ISSN:02879727)
巻号頁・発行日
vol.39, pp.112-130, 2008-03

イタリア人の悲劇作家,ヴィットーリオ・アルフィエーリが1777 年の5月にトリノを離れトスカーナへ向かったのは,イタリア語の表現力を向上させるためだったことは良く知られている。しかし,本稿筆者はその旅のもうひとつの理由が,トリノの知的状況内にあったのではないかと考えている。 1773 年,ヴィットーリオ・アメデーオ三世が即位したことをきっかけに,トリノの知的環境は劇的に変化した。伝統的な厳しい統制から解き放たれたことで,トリノはかつてない文化的活況を迎えたのである。しかし,過度の自由は制限されるべきであるとの保守的意見は存続し,1777 年に出版されたベンヴェヌート・ロッビオの『えせ哲学論』により勢いを取り戻す。ロッビオは知的風潮の堕落を警戒し,社会秩序を守るために検閲の重要性を訴えたのだった。アルフィエーリが『専制論』の原案を書き,主にトリノ社会を念頭に置いたものと見られる君主制批判を展開したのも,ちょうどその年のことであった。 これらの対照的な意見がほぼ同時に現れたことは,単なる偶然とは思われない。ロッビオとアルフィエーリは同じ文芸サークルに所属しており,さらにロッビオはアルフィエーリに悲劇の書き方を指導していた。相手の態度と考え方を直接知りうる関係に二人はあったのである。『えせ哲学論』の出版以降,ロッビオは政府の文化政策に関わっている。これは,トリノにおいて保守的論調が支配的となったことを意味する。一方アルフィエーリは,自由な立場で執筆活動を続けられるよう,祖国との関係を絶つ決意をする。たとえ明確に言及されてはいないとしても,トリノの知識人社会における居心地の悪さが,アルフィエーリをトリノから遠ざけた要因のひとつであったものと考えられる。