著者
菊池 正和
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.58, pp.85-107, 2008-10-19

Nelle opere teatrali pirandelliane si insiste con maniacale determinazione sul triangolo amoroso, sul nodo dei rapporti sempre tesi fra uomo e donna. In questa prospettiva i personaggi cercano di stabilire la propria identita e quella degli altri. Tuttavia, fra le prime e le ultime opere si puo individuare uno sviluppo graduale che muove il soggetto empirico dalle figure maschili a quelle femminili. Nei primi testi, i personaggi maschili (che potremmo quasi considerare alter ego dell'autore) affrontano invano problemi esistenziali, svelando un'esistenza contraddittoria e inevitabilmente relativistica e finendo sempre per rimanere impigliati nel gioco delle parti o per rinunciare all'identita vera che pretendono di stabilire, senza riuscire a trovare un modo di essere autonomo e positivo. Nelle ultime opere, viceversa, le figure femminili sembrano affermare di averlo ottenuto. Nel presence lavoro si cerchera di ripercorrere la riflessione ontologica pirandelliana alla luce del ruolo ambiguo e contraddittorio dell'universo femminile. Le figure femminili delle prime opere sono contrassegnate, nel clima siciliano, da un marchio di intrinseca fragilita e passivita fisiologica, totalmente dipendenti da un uomo, il che le riconduce al doppio registro della madre santa, incompatibile con l'amante, oggetto sessuale. Pirandello inoltre attribuisce sempre un ruolo sacro alla maternita, come fondamento in cui il ruolo sociale, esteriore, coincide con il sentimento intimo, attraverso cui la donna, in quanto madre, avrebbe potuto realizzare una vita autonoma e positiva. Solo piu tardi, con l'attrice Marta Abba, nell'immaginario pirandelliano si impone una nuova figura femminile: non piu la madre santa, non piu l'amante, ma una donna carica di fascino erotico, che apprezza la vita carnale senza sensi di colpa, che ha ripugnanza a dipendere dagli uomini e li accusa di trattarla arbitrariamente. Negli ultimi anni, Pirandello ritorna nei propri miti all'immagine della madre. Assisistiamo anzi, nel contrasto fra matriarcato e patriarcato, a una sorta di trasfigurazione dal piano individuale a quello cosmico: da madre la figura femminile diventa archetipo della Grande Madre. Qui lo scrittore affida la possibilita della rinascita umana, il rinnovamento esistenziale, esclusivamente al corpo materno. Alla figura femminile attribuisce una potenza androgina, non condizionata nel rapporto madre-figlio dall'intervento maschile, quasi un'esistenza partenogenetica. L'attrice partecipa di tale partenogenesi "partorendo" un'opera d'arte attraverso la rappresentazione, creandola sul palcoscenico. Pirandello ha cercato di sublimare il suo impulso amoroso verso Marta e la propria esistenza stessa attraverso l'arte, la vita creativa. Sia l'autore che i suoi personaggi hanno cercato di stabilire la loro identita nella societa, sul palcoscenico. Il primo approccio, quello dei personaggi maschili, non e riuscito a trovare la coerenza sociale oltre the intima. In questa ricerca esistenziale, un ruolo cruciale e stato esercitato dalle figure femminili. Dopo Marta Abba, le nuove figure femminili hanno cominciato a insistere sulla propria indipendenza, la figura femminile della madre ha sostenuto l'esistenza, in un certo senso, partenogenetica, quella di attrice ha poi portato il rinnovamento della vita creandola incessantemente.
著者
菊池 正和
出版者
京都外国語大学
雑誌
研究論叢 (ISSN:03899152)
巻号頁・発行日
vol.70, pp.421-439, 2007

Giufa e un personaggio della tradizionale orale popolare della Sicilia. Ma l'origine di questa personality dovrebbe risalire al VII secolo ed e di chiara derivazione araba. Ancora oggi nei paesi mediorientali e del Maghreb si raccontano le sue storielle. Giufa e un tipo di stolto e vive alia giornata in maniera Candida ma spensierata. E si caccia spesso nei guai a causa della sua stoltezza, ma riesce quasi sempre a uscirne con l'astuzia. In questo lavoro, partendo dal saggio critico di Leonardo Sciascia su Giufa, si analizzano dieci aneddoti e si divisano sotto le diverse voci, cioe le storielle degli sciocchi di "letteralita", del diavolo feroce e astuto, cosciente della propria impunita, e poi dell'eroe che mette la sua astuzia al servizio dei popoli deboli. La stoltezza di Giufa, quindi, non e cosi semplice, anzi funziona variamente. La funzione primaria e quella di una maschera a cui si fa assumere tutta la stoltezza universale per allontanarla dalla comunita siciliana. E poi quella secondaria consiste nei fare scaturire un riso liberatorio che aiuta a superare l'oppressione della quotidianita siciliana.