著者
ブランカ ヴィツトーレ 池田 廉
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.6, pp.6-33, 1957-12-30

E una traduzione importante del noto articolo del Prof.Vittore Branca, che e incluso nel capitolo 3 del "Boccaccio medievale" (Firenze, Sansoni 1953). Siccome il valore dell' articolo e di gia ammesso e riconosciuto fra gli studiosi non e necessario che qui stiamo ripeterlo di nuovo. Vittore Branca, che e oggi tra i piu autorevoli studiosi del Boccaccio, riesce a presentare e leggere il Decameron in un tono nuovo e suggestivo : come una vasta e multiforme epopea dell'autunno del medioevo in Italia, come la "summa", o meglio il punto d'arrivo, della piu splendida narrativa europea nell'eta di mezzo. L'articolo, che per la prima volta si presenta agli studiosi di cose italiane in Giappone attraverso la piu fedele e riuscita traduzione, contribuera senza dubbio agli studi sul Boccaccio nel nostro paese.
著者
柱本 元彦
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.44, pp.74-99, 1994-10-20

Oggi Busenello(1598-1659)e noto soprattutto come librettista dell'Incoronazione di Poppea, l'ultima opera di Monteverdi, considerata un capolavoro assoluto dai musicologi. Negli ultimi tempi, la critica ha cominciato a rivolgere la sua attenzione anche al libretto di quest'opera, che appare singolarmente vicino alla sensibilita modernaper la sua ambiguita e per la sua stupefacente spregiudicatezza, senza confronti nella storia dell'opera lirica. Nel 1637 venne aperto a Venezia il primo teatro pubblico. Da allora in poi il teatro veneziano si sviluppo accentuando il suo carattere cittadino. Il nuovo genere del dramma musicale conobbe una rigogliosa fioritura e si diffuse l'opera impresariale. Menter nelle altre citta molti intellettuali, legati ancora alla cultura aristocratica, disprezzavano il teatro lirico, quelli veneziani non solo lo apprezzavano, ma collaborarono personalmente alla sua riuscita, rinnovandolo. In quest'ambito, un ruolo decisivo fu svolto da un gruppo di intellettuali appartenenti all'"Accademia degli Incogniti". Decadenti, scettici e frustrati dal nuovo clima politico succeduto alla stagione di impegno in cui si erano formati, essi erano ostili a qualsiasi forma di autorita, ed attribuivano una grande importanza al teatro, per mezzo del quale potevano esprimere il loro pensiero e propagandare la loro ideologia, con la copertura del piacere. Anche Busenello, che era un membro di questa accademia, espresse il meglio di se nei suoi cinque libretti, in cui possiamo rintracciare con chiarezza il suo pensiero libertino e pessimistico, in particolare, nell'Incoronazione di Poppea(1642)e nella Prosperita infelice di GiulioCesare dittatore(1646). L'atteggiamento di Busenello, di per se tanto interessante, va naturalmente ricondotto al contesto storicamente determinato in cui egli opero. L'Incoronazione di Poppea non poteva che essere scritta nella Venezia di quel periodo. Nonostante il suo carattere profondamente originale, il suo stile e quello del teatro del Seicento. Anche gli elementi costitutivi del dramma vanno analizzati in rapporto alla pastorale e al linguaggio barocco dell'autore. E tuttavia il valore del libretto trascende i limiti dell'epoca in cui e stato concepito. Nell'Incoronazione di Poppea la poliedricita e l'ambiguita delle situazioni e dei sentimenti si sono incarnate nel dramma proprio come se la forma avesse trovato il suo contenuto. L'eccezionale talento drammaturgico dell'autore trasforma l'eterogeneita degli elementi in una complessita valorizzata al massimo dalla musica. L'Incoronazione di Poppea ha inaugurato il nuovo genere dell'opera di argomento storico, ma non ha avuto un seguito reale e non si e imposta come modello riformatore. Il capolavoro di Busenello e Monteverdi costituisce un caso unico ed eccezionale che ci permette di intravedere quali straordinarie possibilita latenti esistessero nel teatro italiano del Seicento.
著者
竹内 啓一
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.11, pp.104-120, 1962-12-30

In questo saggio, l'autore esamina i significati sociali del briga-n taggio nell'Italia meridionale, con particolare riguardo alla sua origine e alla sua storia. Anzitutto si notano i residui del sistema feudale nel Mezzogiorno, dove i briganti erano stati molte una forza politica di cui i sovrani ed i baroni si erano serviti ; basta ricordare che la mafia fu organizzata all'inizio del XIX secolo dalla corte borbonica che, scacciata dai napoleonici, si trovava in Sicilia. Anche economicamente, tali societa segrete a delinquere dipendevano dalle caratteristiche delle proprieta agricole del Mezzogiorno, dove il feudalesimo fu formalmente abolito solo 150 anni fa e dove rimangono potenti(almeno rimanevano fino alla riforma agraria in questi ultimi anni)gli aristocratici rurali che si servivano di gabellotti. L'autore si riferisca al fatto che in Sicilia, i gabellotti si servivano dei mafiosi nello sfruttamento piuttosto ladresco dei loro padroni e, in maggior misura, dei contadini e che, molto spesso, i mafiosi stessi si occupavano di questo mestiere di gabellotto. Se, a distanza d'un secolo circa dall'unificazione d'Italia, rimangono ancora queste incancrenite piaghe, cioe mafia, camorra, banditismo, ecc., costituendo sempre una delle cosiddette "questioni meridionali", i caratteri del brigantaggio meridionale sono cambiati in questi cento anni ; mentre il brigantaggio post-unitario(1860-1864)aveva carattere di rivolta della massa dei poveri contadini, spinta pure dalla reazione palitica borbonica-pontificia(la cui situazione molto complicata viene analizzata in questo articolo), ora le organizzazioni brigantesche esercitano attivita economicamente parassitarie e politicamente reazionarie. Benche ancor lungi dall'aver avuto piena e totale applicazione, la legge per la riforma agraria ha gia dato un primo serio colpo alla mafia ciassica :quella del fondo. L'autore, esaminando i vari dati gionalistici, vede che i briganti meridonali si sono prontamente adattati ai tempi ed alle esigenze, trasformandosi dal subaffitto politico e costituendo quindi non piu una minaccia al solo ordine economico e sociale, ma anche a quello politico, quindi al movimento democratico e rinnovatore nel Mezzogiorno.
著者
水漉 征矢雄
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.28, pp.15-31, 1980-03-10

Un partito cattolico nacque nell'autunno 1942, dalla confluenza tra l'antico Partito Popolare Italiano e il Movimento Guelfo, che faceva capo a Piero Malvestiti. Per il nuovo partito si scelse il nome di Democrazia Cristiana. Il nome riconosce i meriti dei neo-Guelfi, ma il sorgere del partito cristiano in forma nuova e con nome mutato permette a Alcide De Gasperi, il leader ex-Partito Popolare un certo spazio di liberta rispetto alla tradizione del partito di Sturzo. In questa fase la DC non puo nascere soltanto dai quadri della Resistenza, ma in gran parte e costituita dai giovani formati dal Fascismo prima, e poi diventati anti-fascisti o per lo meno afascisti. La DC partecipa alla Resistenza e al CLN. Le vicende successive all'armistizio (8 settembre 1943 - 25 aprile 1945) incidono fortemente sulla struttura del Partito : il centro del Partito deve omogenizzare gli eterogenei meccanismi organizzativi predisposti alla tendenza del Sud per la necessita di intensificare la posizione degasperiana che garantisce la stabilizzazione del Sistema. Il 30 luglio 1943, De Gasperi istituisce la Commissione Direttiva Centrale provvisoria, il primo organo direttivo centrale, di cui e presidente. Poi, nella seduta della Commissione svoltasi il 21 giugno 1944, viene fondata la Giunta Esecutiva Centrale. Nella circolare (29 giugno '44) e prevista la costituzione di Sezioni comunali e le strutture organizzative di base. Il Congresso Interregionale della DC (Congresso di Napoli dell'Italia libera) si svolge nei giorni 29 e 30, con la partecipazione dei delegati provinciali di tutte le regioni liberate e di alcuni rappresentanti di provincie ancora occupate dai tedeschi. Nel Congresso viene consolidata la struttura organizzativa del Partito mediante la costituzione degli organi centrali formali (Congresso, Consiglio Nazionale, Direzione Centrale, Segreteria Politica).
著者
藤谷 道夫
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.55, pp.1-34, 2005-10-22

I commenti danteschi si limitano ad interpretare il primo verso della Divina Commedia nel senso di "quando Dante aveva trentacinque anni", tuttavia, nel Convivio (XXIII-XIV), Dante stesso scrive che Cristo e Platone sarebbero vissuti "secondo natura" fino all'eta di ottantun anni e definisce il trentacinquesimo anno come lo colmo de la etade e non il mezzo, la meta della vita. Da un lato, ne la Bibbia ne i classici determinano la lunghezza della vita in modo unanime e, dall'altro, Dante dichiara la propria eta nel canto XV dell'Inferno. E dunque legittimo nutrire qualche dubbio sul fatto che Dante abbia utilizzato il verso piu importante della Divina Commedia solo a questo scopo : per il lettore sarebbe la stessa cosa anche se avesse avuto trentaquattro anni, o trentasei : tale intepretazione si limita infatti, a nostro avviso, al significato letterale senza rivelare quello allegorico. Nel presente lavoro si illustra come Dante non intendesse tanto informare della propria eta, quanto usare esplicitamente mezzo (non colmo) e sostituire meus di Isaia 38, 10 con nostra avendo in mente un altro scopo. In questa prospettiva, Dante intende mezzo come riferimento all'anno 1300, secondo l'Ars poetica oraziana (146-152) e la retorica della narrazione in medias res ed applica quest'ultima in senso cristiano, estendendola alla cronologia dell'umanita dalla creazione di Adamo al Giudizio Universale. Numerosi riferimenti all'interno della Commedia sembrano confermare questa interpretazione : in primo luogo, l'inizio del viaggio ultraterreno viene localizzato al martedi 5 aprile e la conclusione di esso al 10 aprile dies dominica, il che e in contrasto con quasi tutti i commenti, che ne vedono l'inizio nel venerdi 8 aprile. Il venerdi santo e invece calcolato secondo il calendario ebraico che diverge da quello ecclesiastico. Dante per ben due volte nota che il giorno della discesa nell'inferno era plenilunare (Inf. XX 127 e Pur. XXIII 118-120) e plenilunare fu il 5 aprile, non l'8 come vogliono i commenti, che non tengono conto di un'osservazione dantesca del Convivio (IV, ii, 6) in cui si spiega che il tempo si misura secondo il movimento del cielo, seguendo la Metafisica aristotelica, e non secondo il nome del giorno terrestre. In Par. XXVI 118-123 si precisa la lunghezza della vita di Adamo e la sua permanenza nel Limbo usando il calendario basato sugli anni siderali : seguendo l'accurato calcolo di R. Benini (Scienza, religione ed arte nell'astronomia di Dante, 1934, pp. 20-22) dalla creazione di Adamo alla morte di Gesu sono trascorsi 5.233 anni (931+4.302). Il 25 marzo, giorno della nascita di Adamo, corrisponde a quello dell'Incarnazione e risulta essere l'esatto anniversario (in anni siderali) della discesa di Adamo nel Limbo, avvenuta il 3 aprile (lo stesso giorno della morte di Gesu, vale a dire della discesa di Gesu nel Limbo). Quando Malacoda (Inf. XXI 112-114) nota che il giorno prima a mezzogiorno sono passati 1.266 anni si dovra intepretare questa osservazione nel senso che il mondo, da quel momento, e entrato nel 1.267esimo anno dalla nascita di Cristo. Dante, infine, si trova nel 6.500esimo anno dalla creazione : la sua discesa al Limbo "il 5 aprile 1300 risulta anniversaria esatta, in anni lunisolari, della discesa di Gesu avvenuta il 3 aprile del 33 E.V." (Benini, p. 27). Il tempo restante all'umanita da quel momento al Giudizio Universale viene indicato in Par. IX 37-40, XVIII 76-96 e XXVII 142-148 (tutti canti numerati secondo multipli di 9, che rappresenta Beatrice) in 6.500 anni, che Dante considera anche il valore da attribuire al diametro della terra. Si presume percio che Dante abbia fatto coincidere la dimensione spaziale della terra data agli uomini con quella del tempo disponibile all'umanita. L'impostazione e quella del magnus annus (αιων) della durata dell'umanita di 13.000 anni e Dante, che quella umanita rappresenta, nell'ora presente si trova esattamente a meta (nel mezzo) di quei 13.000 anni, come ha accennato F. Villani. Cosi, mentre le prime parole della Bibbia sono in principio, quelle della Commedia sono in medio itineris come l'epica classica; la storia della Commedia succede alla storia dell'umanita della Genesi come parte centrale della storia umana, dunque in medias res. Dante sostituisce dierum meorum di Isaia con nostra vita perche non lo riferisce solo a se stesso, ma all'intera umanita che vive nel peccato, situandosi cosi in un punto di svolta cronologicamente simmetrico. Cosi il Poeta, giunto all'ultimo luogo della prima meta della Commedia in Pur. XV, ha davanti a se altrettanto cammino quanto il corso rimanente al sole : la Commedia stessa e strutturata in modo che tutti i sensi convergano, concentrati, nel primo verso.
著者
米山 喜晟
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.23, pp.81-96, 1975-03-20
著者
天野 恵
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.35, pp.15-38, 1986-03-15

L'Ariosto, subito dopo la pubblicazione della prima edizione del Furioso nel 1516, penso di ampliare l'opera aggiungendovi due episodi, di cui uno ("lo scudo della regina Elisa") resto allo stato di frammento, e l'altro vide la luce postumo con il titolo di Cinque Canti. Nell'edizione del 1532, invece, l'ultima pubblicata in vita dell'Ariosto, il poeta inseri i seguenti quattro nuovi eqisodi relativamente brevi: "Olimpia" (IX-XI), "la Rocca di Tristano" (XXXII-XXXIII), "Marganorre" (XXXVII) e "Ruggero e Leone" (XLIV-XLVI). Nella prima parte dell'articolo, ho cercato di ricostruire la cronologia della composizione di questi quattro episodi, mediante un'analisi dei "frammenti autografi" e dell'abbozzo de "lo scudo". Nella seconda parte, ho esaminato le ragioni che spinsero l'Ariosto a comporre il Canto XXXVII e l'importanza che esso assume all'interno dell'Orlando Furioso. "Marganorre" e il primo esempio della nuova tendenza, tipica dell'ultimo Ariosto, verso una maggior tragicita della trama e una maggior serieta dei personaggi, soprattutto femminili. Inoltre, questo episodio trova un suo riscontro puntuale in quello di "Olimpia" composto in un periodo successivo. Nell'ultima parte tratto del Cortegiano di Castiglione, come di una possibile fonte del Canto XXXVII del Furioso. Dato che probabilmente la composizione di "Marganorre" e antecedente al 1528, anno di pubblicazione del Cortegiano, avanzo l'ipotesi che l'Ariosto abbia conosciuto a Ferrara uno dei manoscritti del Castiglione (il Vaticano Latino 8205) negli anni 1520-21, prima cioe della sua partenza per la Garfagnana.
著者
田村 泉
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.8, pp.58-69, 1959-12-30
著者
三浦 逸雄
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.21, pp.11-24, 1973-03-20

Sulla causa dell'apparizione della macchia della luna, Dante esprime diverse opinioni nel Convivio e nel Paradiso. Quanto a quella conoscenza astronomica, da dove Dante ha preso questa conoscenza? Mi sembra che egli abbia trovato questa conoscenza dall'astrologia nella quale credeva il popolo italiano ai giorni di Dante. Nell'astrologia, l'osservazione astronomica e fatta solo con le relazioni fra stelle e pianeti. Dunque, quanto alla costruzione integrale del cielo, Dante avrebbe studiato l'astronomia di Tolomeo, ma adesso io non posso affermare che Dante lo abbia letto. Dante forse uso l'astronomia di Alfraganus che contiene i riassunti del testo originale di Tolomeo. Ma durante il suo esilio, e molto difficile che Dante sia andato in viaggiocoi testi voluminosi di Alfraganus, e inoltre si mettesse a consultarli. Noi non abbiamo nessuna evidenza che Dante abbia incontrato Ristorod'Arezzo personalmente e credo che si puo dire che prima di scrivere il Convivio, Dante abbia letto alcuni testi originali alfragani o altri libri arabi nel convento di Ristoro. Dante usava scrivere i suoi saggi senza nessuna referenza, ma nel caso di fra Ristoro egli menziona chiaramente il nome di Alfraganus almeno due volte. Dante fu un uomo fortunato che nacque in un'epoca favorevole. Se Dante fosse nato due secoli avanti, avrebbe avuto delle idee sul Cielo insegnate dalla dogmatica ortodossa e eretica. Se Dente fosse nato tre secoli dopo, avrebbe avuto le nozioni astronomiche di Copernicus, Galileo e Kepler. Pero la grande struttura della Divina Commedia non sarebbe stata realizzata.
著者
高橋 友子
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.51, pp.124-149, 2002-03-30

Gli studi della storia delle cure mediche e dell'assistenza sanitaria hanno avuto un notevole sviluppo negli anni recenti. Purtoppo per adesso gli studi sulla storia dell'ostetricia trattano soprattutto l'eta moderna del Medioevo, questo sia per la maggiore quantita di fonti disponibili che per la possibilita di affrontare l'argomento nel contesto del progresso dell'ostetricia moderna. Tuttavia, varrebbe la pena anche di riesaminare le teorie mediche medievali all'interno dell'ambiente sociale e culturale nel quale si originarono. Anche se dal punto di vista della medicina moderna si trovano degli errori nelle teorie mediche basate sui concetti aristotelici e galenici e certo che tali teorie influenzarono non poco i pensieri e i valori della gente dell'epoca. In questo saggio si esamina il primo trattato per le levatrici scritto in volgare, De regimine pregnantium et noviter natorum usque ad septennium (le parti prima e seconda), di Giovanni Michele Savonarola, un medico d'origine padovana che servi alla corte dei principi d'Este di Ferrara, nonno del piu noto Girolamo. Provero a indagare le teorie della generazione dell'epoca e poi a ricostruire l'ambiente delle pregnanti, e il rapporto tra i medici e le levatrici, analizzando i consigli del medico alle levatrici e alle pregnanti. Nonostante si basi sulle teorie mediche greco-romane e arabe, De regimine contiene le ricche e concrete informazioni e gli esempi delle esperienze dell'autore stesso. Nell'epoca di Savonarola le levatrici si occupavano del parto normale in generale. Nei casi difficili, che richiedevano qualche intervento chirurgico, a loro era consigliato di rivolgersi ai medici ufficiali. Sebbene non sia dato sapere quanti potessero accedere alla lettura del suo trattato, esso e stato scritto sicuramente per ceti abbastanza vasti, inclusi non solo medici e intellettuali, ma anche levatrici e donne popolane. Savonarola sarebbe stato l'unico a scrivere un'opera di questo tipo, e quindi la si potrebbe apprezzare come un'opera nata in un punto nel quale convergevano le esperienze teoriche di differenti scuole mediche ma anche l'esperienza pratica del volgo. Nei Cinquecento e Seicento i medici italiani ed anche francesi che scrissero trattati riguadanti l'ostetricia affrontavano il loro mestiere in due modi, in un caso studiavano le scienze che ricercano la natura inclusi gli uomini, nell'altro tenevano un atteggiamento moralista disponibile a dare consigli utili alle famiglie delle citta. E certo che l'opera pionierisitica di Savonarola e servita da modello per gli studiosi dei secoli successivi. Tuttavia, un elemento che egli non condividera con loro e la diversa considerazione della donna. Mentre i medici dei secoli successivi rivolgeranno a mariti e padri i loro trattati, nell'opera di Savonarola le donne mantengono una parte di primo piano. Pertanto il suo trattato puo considerarsi ancora oggi eccezionale.
著者
剣持 武彦
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.20, pp.20-32, 1972-01-20

In questo articolo l'autore dimostra che quando Soseki Natsume scrisse il romanzo "Sorekara" aveva conoscenza del "Trionfo della Morte" e "ll Piacere". Poco prima che Soseki publicasse "Sorekara" il suo allievo Sohei Morita aveva terminato il suo romanzo "Baien" (cioe "Il fumo delle ciminiere" ). Il periodo in cui "Baien" veniva publicato sul goirnale "Asahi" coincide con quello in cui Soseki elaborava il disegno di "Sorekara". "Baien" e un romanzo che presenta una conclusione a rovescio rispetto al "Trionfo della Morte "e in questo mostra l'influsso del "Trionfo della Morte". Soseki non amava lo stile di D'Annunzio, ma dalle note critiche trovate in margine alle opere di questo scrittore, conservate nella sua biblioteca risulta chiaramente che egli lo leggeva con attenzione. Leggendo "Baien" Soseki pensava al "Trionfo della morte" che aveva letto l'anno precedente e aveva un atteggiamento critico nei confronti di entrambe le opere L'una era troppo ideale, l'altra troppo sensuale. Pensando a come avrebbe scritto lui stesso se avesse composto un'opera sull'amore, si mise al lavoro Volle scrivere la verita dell'amore, l'amore che ha il suo fondamento nella natura umana al di la delle restrizioni imposte dalla societa. Cosi nacque "Sorekara".
著者
荒谷 次郎
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.16, pp.23-33, 1968-01-20

Byron scrisse tragedie alfieriane durante il suo soggiorno in Italia, fra l'imperversare della tirannia del governo austriaco e la rivolta disperata dei repubblicani ardentemente bellicosi. L'ambiente non poteva essere piu prospizio per scegliere la via delle tragedie politiche perseguendo l'ideale italiano contemporaneo. Cosi apparsero il<<Marino Faliero>>(1820)che apparentemente rassomiglia la<<Congiura de' Pazzi>>dell' Alfieri, e i<<Due Foscari>>(1821)in cui si trova l'imitazione generale dall' Alfieri e particolare dalla<<Congiura>>e dal<<Filippo>>. E infine, <<la vecchia maniera>>dell' Alfieri-cosi come diceva Byron stesso-si riprovo col<<Sardanapalo>>(1821), pur essendo lontano dalle esigenze della scena, libero e spontaneo e che, se come tragedia non regge, e il migliore scritto drammatico di Byron. Soltanto in quest'ultimo dramma non si vede l'imitazione dei difetti dell' Alfieri. Quindi si puo dire che la sua imitazione delle opere alfieriane fu un vero fallimento e non gli era giovata nulla. Qui si tratta, prima, il carattere generale del metodo teatrale dell'Alfieri e poi i motivi byroniani di seguirlo, e nello stesso tempo si spiega anche la risonanza dei classici e dei romantici in quel periodo ; ed infine, si rilievano i meriti e difetti comuni dei due autori dal punto di vista artistico e politico.
著者
近藤 恒一
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.24, pp.1-14, 1976-10-01

Gli studi classici del Petrarca nei primi anni del suo periodo avignonese dovrebbero aver avuto un'importanza non trascurabile per la formazione del suo umanesimo e quindi dell'umanesimo rinascimentale in generale. Da tale punto di vista e sulla base delle piu recenti acquisizioni critiche portate specialmente da Gius. Billanovich, l'A.intende chiarire il significato storico di quegli studi classici, prendendo in considerazione soprattutto gli studi su T.Livio che possono venir documentati da un manoscritto(B.M., Harleian Ms.2493)formato e annotato dal Petrarca poco piu che ventenne, e insistendo sui seguenti punti : 1)Il giovane Petrarca si dedica agli atudi classici nutrendosi da un lato della tradizione retorica italiana e del preumanesimo che era appena nato dal seno di questa, e ereditando dall'altro il patrimonio lasciato dagli studi classici del Medioevo francese. 2)Per il suo 'classicismo' e il nuovo metodo filologico, il giovane Petrarca differisce gia chiaramente dai dotti contemporanei, compresi i suoi collaboratori anziani che seguono ancora il metodo tradizionale. 3)Sugli studi classici del Petrarca agisce dal profondo un nuovo motivo : viva aspirazione all'ideale comunione degli uomini, per cui egli si sforza di far 'riascere' i grandi antichi per poter familiarmente vivere con loro in una intima conversazione. Di qui appunto la sua esigenza filologica.
著者
藤沢 道郎
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.22, pp.15-30, 1974-03-20

Qui si tratta della lettera del 9 marzo 1498 a Ricciardo Becchi. E una delle piu famose lettere nell'epistolario machiavelliano, sempre considerato come un episodio formativo del suo pensiero e carattere spesso citata per mettere in rilievo il contrasto ideale tra Machiavelli e Savonarola. All' A.pare che sia anche un documento molto importante, e sulla vita privata del giovane Machiavelli e sulle vicende polititiche fiorentine dal 25 febbraio al 4 marzo 1498, e che in esso si trovino alcuni tratti interessanti l'analisi dei quali potrebbe mettere in luce una parte delle tenebra della sua gioventu. Esaminati quei tratti e analizzata la situazione politica del tempo, l'A.fa presente una ipotesi che la lettera sia stata scritta per dar informazione all' ambasciatore fiorentino a Roma, non piagnone ma papista, sulle azioni e intenzioni del' Savonarola delle quali nessun'altro avrebbe potuto sapere all' infuori di un frate, sia sincero che mascherato.
著者
北川 忠紀
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.44, pp.205-212, 1994-10-20

Nelle Leggende del castello nero, il sogno e inteso come memoria della vita anteriore, rivela i fatti delle esistenze trascorse e preanunzia il futuro. L'A., in primo luogo, tenta di esaminare come si sia formata questa nozione di sogno e di memoria in Tarchetti, secondo le indicazioni di Gaetano Mariani che afferma:<<Le sollecitazioni piu massicce provengono, ovviamente, dai soliti autori, cioe, da Hoffmann, poe e Nerval>>. In secondo luoto, pensando a quali funzioni abbia il sogno nel racconto tarchettiano, L'A. fa notare che il sogno funziona come un congegno che fa svolgere il racconto liberamente superando le barriere del tempo e dello spazio, o come un palcoscenico dove si rappresentano dei drammi del dramma, o come un luogo d'incontro della vita attuale e di quella anteriore. In terzo luogo, chiedendosi perche il sogno tarchettiano riesca a assumere queste funzioni, L'A. ne trova la risposta nel fatto che Tarchetti ha introdotto il fenomeno dello sdoppiamento della personalita nell'interpretazione del sogno. Infine, L'A. suggerisce che questo racconto si legga anche come un"racconto-doppio", un racconto-doppio singolare in cui l'eroe e il suo doppio s'incontrano solo nel sogno, perche il fatto che l'io abbia attraversato undici vite vuol dire che l'io ha undici doppi nell'eterna continuita del tempo.