著者
勝野 良一
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.33, pp.73-104, 1984-03-15

Nel 1894 a Londra Eleonora Duse lesse il Trionfo della Morte: evento fatale da cui cinque anni dopo sarebbe nata un' opera autobiografica Il Fuoco. In questo romanzo portremmo riconoscere facilmente le figure di amanti sotto i nomi di Stelio Effrena e della Foscarina. Allora ebbe luogo naturalmente uno scandalo, perche l' autore presento senza misura il ritratto ignudo della sua amante diallora.(Essi si sarebbero separati quatro anni dopo.)Ma in ogni modo noi tratteremo del Fuoco come di una pura finzione letteraria. Puo darsi che Il Fuoco non sia la migliore delle opere romanzesche dannunziane, ma per conoscere la sua letteratura questo romanzo ci offre una chiave molto favorevole; in esso, D' Annunzio presenta largamente le sue idee artistiche. Per esempio portremmo intendere per bocca di Stelio Effrena l' archetipo delle tragedie sopratutto dalla Figlia di Iorio alla Nave. I tre temi del Fuoco che si sviluppano intorno all' arte sono citta, donna e stagione. Specialmente nella prima parte, Venezia assolve il ruolo piu importante fruendo d' una sorta di personalita. Venezia non solo e una semplice scena di romanzo, ma anche un personaggio voluttuoso per cosi dire. Dal discorso che Stelio fa in occasione della festa dell' Epifania del Fuoco, si staglia la figura gloriosa di Venezia. Pero a favore della perfezione della bellezza veneziana, ci vuole una corrispondenza psichica con la stagione e la donna. E questa stagione non e altro che l' autunno, perche l' autunno e l' unico tempo in cui la citta puo trovare il suo proprio destino. Come l' autunno, prima del declino Venezia attingera al colmo della bellezza. Nello stesso modo la donna e la Foscarina, attrice che soffre la perdita della gioventu. Tuttavia Stelio non conosce ancora la citta ne la donna. Troveremo in Stelio una figura di un uomo impaziente di conquistare Venezia e la Foscarina. ln piu c' e un' altra persona, cantatrice che si gode la puberta splendida. Nel corso di tutto il romanzo. l' immagine di questa figlia penetrera fra gli amanti intorbidendo i loro cuori. Nella seconda parte il romanzo si svolge diviso tra arte e amore. Vi troviamo la Foscarina turbata dalla passione verso il poeta posseduto dalla ricerca della bellezza che si costituira sotto forma del dramma lirico sotto l'influenza delle tragedie greche e dell'arte wagneriana. Noi cerchiamo i ritratti tragici che si lacerano fra l' arte e l' amore.
著者
米山 喜晟
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.27, pp.130-142, 1979-03-03
著者
原田 和夫
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.20, pp.75-89, 1972-01-20

Come si capisce dal nome, il romanzo storico e composto di due elementi essenziali : l'interesse storico e l'interesse artistico. E appunto per questa duplicita d'interessi, nasce una difficolta tutto speciale per una tale composizione. Prima, in caso che, per una formazione libera d'un mondo poetico, gli autori mettano importanza sul lato artistico e che sacrifichino alcuni fatti storici o ne cambino il tenore, il loro lavoro finisce per perdere il senso anch' esso primario, cioe, "storico". All'opposto, se mettono troppo l'accento sulla storia, ed i fatti storici non li mutano mai, il mondo artistico degli autori sarebbe di certo oppresso. Era questo dilemma che impicciava a lungo il Manzoni. Ora, intendo vederlo, col cominciare a mettere in rilievo la cosiddetta "poetica manzoniana". La storia, secondo lui, non e altro che una descrizione cronologica di soli fatti politici o militari e ha trascurato quasi sempre i vari motivi psicologici di quei fatti o i sentimenti umani accompagnati da essi. E appunto cio che e passato sotto silenzio dalla storia e il dominio della poesia. I poeti, dunque, con la rappresentazione piu generale dello stato dell'umanita, potranno mettere in luce la storia piu riccamente che gli storici possono dare ; cosi, nel romanzo storico inteso dal Manzoni, la storia e la poesia si dovevano unire senza tradirsi l'um l'altra. Volendo, pero, trasferire la sua poetica ai propri lavori, che erano due tragedie storiche e un romanzo storico, il Manzoni si trovo, in un bell' impiccio. Come abbiamo visto, quello che voleva mostrare non era un semplice romanzo o una tragedia, ma la storia medesima, storia arricchita e mai torta ; e, percio, il Manzoni doveva tenere intatti i fatti storici, in modo che la storia impedi la creazione libera del suo mondo poetico. Piu o meno per la sopraddetta ragione, le prime due opere tragiche del Manzoni non sono considerate come un successo. Mentre, nei Promessi Sposi, il Manzoni si allontano dalla storia, salvandone la poesia e manifestando cosi tutto il suo genio poetico. Questo procedimento e il soggetto del mio studio.
著者
永井 三明
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.29, pp.200-255, 1980-09-15

I. The status of the Venetian nobility was not derived from land and papal, imperial or royal patents and titles, but solely from the recognition of the Venetian regime. The Venetian nobility was able marchants. But more troublesome than either the rich-poor or ancient-modern divisions within the Venetian nobility was the divisions between the younger members and the old. II. In the beginning of sixteenth century, the increasing difficulties of trade in the Levante, following on the Portuguese discoveries of the new route to Indies, and even more following the Turkish conquest of Egypt in 1517, the suppression of Commercial activities in the Near East during the Turkish war of 1537-41, helped to stimulate nobilities' interest in the possibilities of the Terraferme (Main lands). Investment in Terraferma properties, in their improvements or reclamation, and in the erection of country houses, absorbed a larger proportion of their capital. Whilst there was certainly a fall in the number of noblemen building the ships, and a contraction both in passive investment in maritime commerce and in the number of noblemen personally engaged in trade. III. How the Venetian nobility diminished in numbers, became poorer, and grew apathetic toward politics? The most important cause of the demographic decline was a social one. One element behind the nobles'adoption of a custum which limited the size of their families may have been the love of luxurious living which had become so strong during the Renaissance. The families unabled to increase the wealth, elected to decrease the size. The shortage of men in ruling class and the lack of public spirit are the cause of difficuly in finding men for public offices, and this may indeed have been one of the reasons for increasing apathy. IV. When the Venetian nobilities left the commercial field altogether, it was the cittadini originali who took over the most conspicuous part of it. Modern cities in England and Holland have populations active in industry, trade or administrations. But in Venice, where the economy was stagnant, the replenishment of the middle class was so slow and quantitatively so insufficent that the group lost much of its social individuality.
著者
ジュリアン ルネ 目形 照
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.34, pp.219-226, 1985-03-30
著者
和栗 珠里
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.54, pp.59-77, 2004-10-25

Niccolo Machiavelli, considerate il fondatore della politologia moderna, scrisse i suoi capolavori De principatibus e Discorsi dopo che fu stato colpito dalle awersita e costretto in fine a ritirarsi nella sua villa a Sant'Andrea in Percussina. Ma resta un mistero quando e perche mise mano a queste imprese. Sappiamo soltanto che fini De principatibus poco prima del 10 dicembre 1513, perche lo dichiara lui stesso nella lettera al suo caro amico Francesco Vettori con la data di questo giorno. E la prima volta che Machiavelli parla della sua opera; nelle precedente nove lettere inviate a Vettori, ne mantiene silenzio totale, non ne fa nemmeno un lievissimo accenno. Ma perche? La prima lettera da Machiavelli a Vettori venne scritta il 13 marzo 1513 quando Machiavelli fu appena uscito dal carcere. Poi cominciarono a scambiarsi lettere. Fra le altre la quinta lettera da Machiavelli, del 29 aprile 1513, e molto importante; e la prima lettera dopo il suo ritiro in villa ed e straordinariamente lunga, parlando della politica per la prima volta nelle lettere a Vettori. Infatti e la risposta alia lettera da Vettori del 21 aprile che gli informa della ultima tregua fra la Francia e la Spagna e che lo invita a discussione politica. Inoltre, di questa lettera ci sono rimasti due testi, la prima stesura e la copia finale che Vettori riceve. A prima vista la differenza fra i due testi sembra insignificante, perche per la maggior parte sono ugualissimi. Sono diversi quasi solo nel punto che la prima stesura ha il preambolo ma e priva delle frasi conclusive, mentre la copia finale ha le frasi conclusive ma e priva del preambolo. Eppure la comparazione minuziosa fra il preambolo della prima stesura e le frasi conclusive della copia finale da una chiave per sapere lo stato psicologico di Machiavelli. Il preambolo della prima stesura ha un tono emozionato. Machiavelli, che ebbe rinunciato al ritorno nel mondo politico e deciso di andare in una vita tranquilla, desperato e scoraggiato, ritrovo la speranza nella lettera di Vettori. Vettori lo loda per la sua perspicacia e per il suo discernimento, e gli chiede di dare il suo giudizio sull'intenzione del Re di Spagna. Cosi incitato, riempito di coraggio, Machiavelli comincio a svolgere a lungo il suo parere. Si puo vedere l'entusiasmo di Machiavelli soprattutto nelle due parole che si trovano sopra la lettera: <<Ihesus Maria>>.D. Questo e 1'unico caso in cui Machiavelli mette i nomi di Santi all'inizio di una lettera. Di solito non era un uomo religioso, ma in questo momento, forse per eccesso di gioia, gli sfuggirono queste parole. Tuttavia Machiavelli riscrive la lettera. Tronca il preambolo e mette invece le frasi conclusive, ma in un tono molto piu calmo, senza <<Ihesus Maria>> ne nessun'altra parola che mostri la sua gioia. Dietro questo cambiamento sembra nascosta un'idea che sarebbe nata nella sua mente mentre scriveva la prima stesura: l'idea di scrivere un discorso sulla politica con cui potesse far sapere la sua capacita e che gli servisse a trovare un impiego. Ma l'idea doveva essere mantenuta in segreto, nemmeno a Vettori, perche Machiavelli era in una posizione difficile. L'autorita medicea gli fissava gli occhi perche non cospirasse contro i Medici. Era opportune non mostrare l'interesse per la politica. Dunque fmgeva di stare in ozio, chiacchierando e giocando d'azzardo con i villani durante il giorno, e scriveva di notte segretamente, come dice nella lettera del 10 dicembre. E solo quando ebbe completato De principatibus lo confesso a Vettori ed espresse la sua speranza ardente di trovare un impiego offrendo l'opera a Giuliano de' Medici. Fra le contrastanti parti dei due testi della lettera del 29 aprile 1513, si puo leggere la risoluzione di Machiavelli. Scrisse, non per diventare politologo ma per ritornare alia vita attiva nel mondo politico che amava cosi tanto. Ma la sua speranza non si sarebbe awerata mai e il suo nome si sarebbe immortalato come politologo.
著者
剣持 武彦
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.13, pp.63-73, 1965-01-20

Nell'articolo, seguito alla sua relazione pubblicata nel numero XI questa rivista intitolato "Incontri dei letterati giapponesi con la "Divina Commedia", l'autore tratta dell'interessamento di alcuni scrittori nostri nell'Eta di Showa per le opere di Dante. La figura di Dante nell'Eta di Taisho non era ancora nota, tanto che la Divina Commedia era poco letta e conosciuta dai cittadini amanti di lettere, nonostante che il prof.Yamakawa avesse compiuto la traduzione della D.C.con note accurate, e che inoltre il sig.M.Nakayama avesse gia pubblicato con la massima diligenza la versione giapponese di tutte le opere di D.Alighieri proprio nello stesso periodo. Nel 1921 Choko Ikuta, anche lui poeta, pubblico nel l volume della nuova collezione della letteratura mondiale nell'edizione Shincho una nuova versione della Divina Commedia in cui era chiara la traccia di essere troppo all'edizione inglese di Longfellow e di Norton. Pero, essa ebbe molto successo e fu accolta favorevolmente da molti lettori, perche non soltanto era in edizione economica, ma pure pregevole lo stile dallo stacco netto ed armonico in prosa. E'chiaro che Sei Ito, seguace del psicologismo di J.Joyce, si e interessato di Dante da lui conosciuto per mezzo della suddetta edizione quando ha scritto la novella "Citta dei diavoli" nel 1937, cosi pure H.Noma si e avvicinato a Dante quando ha scritto la novella "Canto XXVIII, Inferno" subito dopo l'ultima guerra mondiale. Una scrittrice, Kanoko Okamoto ha pubblicato una novella "Commedia del corpo", che secondo lei era ispirata da Dante : pero cio che la scrittrice trattato nella sua opera con lo spirito della carita buddistica e troppo eterogeneo e lontano dal austero mondo cattolico di Dante. Alla fine, l'autore esamina la divergenza di due periodi sopratutto negli atteggiamenti dei poeti ; a questo proposito l'interessamento dei poeti dell'Eta di Meiji per Dante si e attuato tramite il sentimento romantico che e comune al "Dante" di G.Rossetti, mentre i poeti dell'Eta di Showa hanno attinto alla poesia e alle sue immagini vigorosi attraverso di "Dante di T.S.Eliot. L'autore desidera inoltre mettere in risalto l'importanza di nuova audace traduzione dell' Inferno in prosa fatta nel 1954 dal poeta contemporaneo F.Kitagawa.
著者
根占 献一
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
vol.33, pp.105-128, 1984

C'e una controversia tra gli storici sul significato e il carattere dell'umanesimo del Rinascimento italiano. P.O. Kristeller, per esempio, dice che gli umanisti erano gli eredi e successori professionali dei retori medievali e mette in riievo il nesso tra il Medioevo e il Rinascimento. Poi H.H. Gray, come lui. non nega che l' umanesimo fosse connesso con la tradizione retorica, ma indica che gli umanisti volevano essere ammessi come oratori prima di tutto e stimavano la retorica, la vera eloquenza in quanto questa poteva dare la virtu e il fine prezioso della vita a tutti gli gli uomini. Di recente W.Ullmann ha suggerito il termine umanesimo politico che assomiglia all'umanesimo civile di H.Baron ma e basato sul pensiero aristotelico e tomistico, e dimostra che, nlla sua genesi, il Rinascimento ebbe motivazioni politiche e risenti di condizionamenti socidli. Inoltre nota il processo verificatosi nella seconda meta del secolo XV. cioe la popolalita della visione platonica rappresentata nell' Accademia di Firenze da Marsilio Ficino con la sua THEOLOGIA PLATONICA, con un corrispondente declino dell' influenza aristotelica. Secondo la sua opinionel' umanesimo non e mai un movimento culturale ma politico. Ho considerato specialmente le interpretazioni dei questi tre studiosi odierni e voluto intendere l' umanesimo che e il termine indispensabile per riconoscere i cambiamenti notevoli avvenuti col Rinascimento.
著者
角井 俊樹
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.34, pp.133-160, 1985-03-30

Nel presente articolo ci si limitaad analizzare quasi esclusivamente le poesie pasoliniane degli anni Quaranta che, sono nate sotto le influenze del simbolismo francese e dell'ermetismo italiano, attraverso i quali il giovane Pasolini si e formato. Egli esordendo come poeta nelle due raccolte di poesie che sono "La meglio gioventu" e "L'usignolo della Chiesa Cattolica", si e scelto il linguaggio simbolico dell'ermetismo, anche se tra l'ermetismo e le prime poesie pasoliniane c'e una bella differenza. Vala a dire, nell'ermetismo il soggetto poetico celando la sua esistenza in un totale luogo metafisico del linguaggio, sparisce nell'Assoluto. Al contrario, le poesie pasoliniane degli anni Quaranta, proprio muovendo da questa posizione ermetica, hanno come meta non la dissoluzione, bensi la costruzione del soggetto di poesia. Per quanto riguarda la scelta linguistica in "La meglio gioventu", Pasolini adotta il dialetto friulano, in quanto lo ritiene "la lingua piu vicina al mondo e anteriore e infinitamente piu pura rispetto all'italiano". In un altro passo, il poeta afferma che nel sistema linguistico dell'uomo, esistono non solo "langue" e "parle" saussuriane che possono pure essere scritte, ma anche la lingua puramente orale che e quella che precede la scrittura, la societa, ossia la cultura. Si tratta di grida umane e interiezioni che risalgono sicuramente ai tempi ancestrali. Cosi si viene a capire che nella prima sezione delle due raccolte di poesie, l'autore ha tentato di tornare all'origine del mondo e ha voluto esprimere la comunita primitiva. Nella prima sezione delle due raccolte di poesie, si trova anche la struttura immaginaria che fonda quasi tutte le prime poesie pasoliniane, ossia il soggetto, per antonomasia Narciso che si specchia. Adeguandosi inconsapevolmente al famoso schema lacaniano: "reel, imaginaire e simbolique", Pasolini ha inaugurato la sua poetografia che partendo dal mondo immaginario, tende ad entrare in quello simbolico. E attraverso la struttura speculare per riconoscere se stesso gradatamente ha cercato di documentare diverse tappe della sua esistenza. Nella seconda sezione dell' "Usignolo", abbiamo seguito il processo dell'acquisizione di parola e della socializzazione del soggetto di poesia in rapporto alla tematica del "sesso". Nella terza sezione dell' "Usignolo", il soggetto di poesia comincia ad avvertire la delusione e la diffidenza della parola che il poeta ha conquistato dopo il lungo e faticoso cammino.Tuttavia, a ben guardare, esse non sono rivolte contro tutta la letteratura, ma solo contro una certa scrittura che e il linguaggio del simbolism, il quale ha scarsa presa sulla realta. Infatti, in "La scoperta di Marx", ultima poesia che chiude "L'usignolo" ed e datata 1949, Pasolini esalta l'ingresso nella Storia del soggetto poetico, uscito dal suo mondo interiore e irrazionale in cui si rinchiudeva una volta, e dichiara la conquista della razionalita. Malgrado cio, in "Ballata del delirio", una poesia che porta la stessa data di "La scoperta di Marx", viene descritto il soggetto che si trova nella situazione desolata e frustrata, dopo l'entrata nel mondo reale, e che regredisce nel suo mondo irrazionale da cui e partito. In ogni caso, dagli anni Cinquanta in poi, le poesie che Pasolini continuera a comporre, oscilleranno tra due poli opposti di razionalita e irrazionalita.
著者
剣持 武彦
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.21, pp.48-64, 1973-03-20

Il dono piu grande che la "Divina Commedia" e la "Vita Nuova" di Dante hanno dato alla letteratura moderna del Giappone e l'immagine della "Donna angelica" Toson Shimazaki(1872-1943), Uno fra gli scrttori piu grandi del Giappone moderno, publico il suo discorso intilotato "Seguite la tracca del cuore eterno" sul giornale "Asahi" (date 14.9.1921)in occasione del Vl centenario della morte di Dante. Il periodo di Toson, quando era giovane, era il periodo proprio in cui in Giappone le romantiche letterature europee venivano lette dai giovani giapponese, e anche la "Divina Commedia" fu introdotta in Giapone. La "Vita Nuova" era letta sul "New Life" (traduzione inglese di D.G.Rossettii(1828-1882), e la "Divina Commedia" tradotta, da H.W.Longfellow, che era un poeta americano, e da H.F.Cary(1772-1844), inglese. In questo periodo, Doppo(1871-1902), Katai(1871-1930), e Hogetsu(1871-1918)accettano "Dante" a loro modo. E' evidente che il poema di Doppo ; "Entrata nella Selva" (Mori ni iru, 1897)e fondato sull' impressione che gli viene data dall' introduzione della "Divina Commedia" ma Doppo non riusci a continuare a leggere la "Divina Commedia" fino alla fine ; perche allora lui aveva perso la concezione della "Donna angelica" per la sua esperienza di vita sentimentalmente infelice. Mentre Katai apparve come poeta romantico che immaginava la "Donna angelica" come una bella ragazza, ma del matrimonio questo poeta senti a mano a mano il vuoto della realta, diventava cosi il romanziere realistico ; eppure nelle sue opere Per tutta la vita cerco sempre l'immagine della "Donna angelica. " E Hogetsu, quando era ragazzo, leggeva con molto zelo "Improvisatoren" (1835)di H.C.Andersen(1805-1875)con la traduzione di Ogai Mori(1862-1875) ; e sembra che questa opera gli avesse rivelato l'incanto delta "Divina Commedia" a Hogetsu, perche all'inizio della sua critica "la letteratura incatenata" (Torawaretaru bungei <1906>), un passo di "Improvisatoren" riflette chiaramente. Inoltre Hogetsu, mentre studiava in Inghilterra(1903), aveva visto alcune volte il dramma "Dante" del drammaturgo : V.Sardou(1831-1908) ; puesto "Dante" era rappresentato da Henry Irving ; e Hogetsu publico il racconto sull'impressione di questo dramma. Si dice che questo dramma simbolizzi l'animo di Dante che cercava "il cuore eterno. " Ed e evidente che al fondamento della "Letteratura incantenata" c'e la impressione che ricevette da questo dramma.
著者
小林 満
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.45, pp.131-157, 1995-10-20

Generalmente in qualsiasi storia della letteratura lo spazio riservato agli scienziati ed ai loro scritti e assai limitatvo : per esempio I. Newton e C. R. Darwin in quella inglese. Nella storia della letteratura italiana, invece, sono stati considerati molto importanti Galileo e i suoi discepoli. Perche? Proviamo a spiegarlo in questo saggio. Quanto alla lingua e allo stile, la cosa che Galileo tiene in gran conto e l'esser comprensibile : la chiarezza. Quindi anche nel campo filosofico e scientifico egli scrive in volgare cioe nella lingua fiorentina ossia italiana per poter essere compreso da tutti ; per evitare degli ostacoli alla comprensione della verita, suscita l'attenzione sulla scelta delle parole dicendo : "I nomi e gli attributi si devono accomodare all'essenza delle cose, e non l'essenza ai nomi" ; e nel campo letterario rimprovera l'oscurita manieristica a Tasso esaltando al contrario la chiarezza di Ariosto. Quest'ultimo parere sopra i due gran poeti appartiene pure all'Accademia della Crusca, la quale ha gia ottenuto l'egemonia nella <<questione della lingua>> prendendo le difese dell'arcaismo di Bembo. Dopo la morte di Galileo, sotto la protezione medicea, i suoi discepoli, quali Viviani, Redi, Magarotti ecc., anche come cruscanti mantengono e tramandano l'importanza della chiarezza per la scrittura. Durante il Seicento in cui Galileo e la scuola galileiana svolgono la loro attivita, conquista e contamina quasi tutta la penisola il famoso cattivo gusto che e chiamato piu tardi col nome di barocco. Secondo Parini nel Settecento illuministico, il buon gusto toscano dell'Accademia della Crusca e dell'Accademia del Cimento cioe della scuola galileiana e l'unica presenza che resista al sopraddetto barocchismo, e poi a questa sanita degli scrittori toscani associandosi la nuova filosofia di Galileo, comincia l'eta rinnovata e risanata. Algarotti, tipico illuminista, esalta Galileo come eroico fondatore della nuova scienza che e perfezionata da Newton e dichiara l'intenzione di seguire nel suo dialogo scientifico lo stile di Galileo che e chiaro e adatto alle esigenze dei tempi dicendo : "quegl'intralciati e lunghi periodi col verbo in fine […] Gli ho lasciati affatto a coloro che hanno abbandonato il Saggiatore per la Fiammetta insieme colle parole antiche rancide." Algarotti, insomma, loda la chiarezza dello stile galileiano dichiarandosi contro l'arcaismo e avvicinandosi alla posizione cortigiana di Castiglione. Lo scrittore ottocentesco che approfondisce la considerazione sopra lo stile di Galileo e Leopardi. Egli lo esalta prima come splendido esempio dell'associazione della precisione coll'eleganza, separando pero piu tardi la precisione come elemento scientifico dall'eleganza come quello letterario, ritiene che non e elegante lo stile di Galileo. Secondo Leopardi, l'eleganza, consistendo "in un piccolo irregolare, o in un piccolo straordinario o nuovo, che non distrugge punto il regolare e conveniente dello stile o della lingua", e incompatibile con la precisione della scienza. La purita invece e compatibile con la precisione e quindi egli pensa che lo stile di Galileo "e preciso e matematico quivi non e mai elegante, ma sempre purissimo italiano", cioe un'eredita toscana. Dopo alcuni anni pero Leopardi raccoglie tanti scritti di Galileo nella sua Crestomazia italiana e nel Zibaldone dice che lo stile galileiano ha una sprezzatura, da cui nasce, secondo Castiglione, la grazia. De Sanctis antipurista, contrapponendo Galileo come "bel lago" a Campanella come "acqua corrente", afferma che lo stile galileiano e "uno stile tutto cosa e tutto pensiero", ma e "il toscano, chiuso e finito in se, non principio, ma termine di una forma letteraria esaurita". In fondo De Sanctis apprezza la filosofia e la scienza moderne di Galileo, ma condanna la forma troppo matura che deve contenere i loro concetti talmente nuovi e chiari. Nella prima meta del nostro secolo, Croce, pur considerando come De Sanctis lo stile dimostrativo di Galileo come eredita della tradizione cinquecentesca toscana e "forma letteraria artisticamente impersonale", da la posizione antibarocca a Galileo e la scuola galieiana nella letteratura del Seicento. In conclusione, attraverso le vicende intorno alla ≪questione della lingua≫, Galileo scienziato ha ottenuto cosi un posto importante nella storia della letteratura italiana principalmente come un grande scrittore antibarocco.
著者
羽片 俊夫
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.39, pp.141-162, 1989-10-20

Per gli scienziati dell'eta di Galileo erano limitate le possibilita di conseguire una sistemazione che consentisse loro, ad un tempo, di continuare gli studi e di avere un' adeguata retribuzione. In generale gli studiosi di scienze matematiche cercavano di ottenere una cattedra in una universita o un posto come matematici alla corte di un principe. Galileo, per parte sua, occupava la cattedra di matematica all'Universita di Pisa e di Padova. Questa cattedra era inclusa nella facolta delle arti ed era propedeutica agli studi filosofici e medici ; in quanto propedeutica vi si leggevano testi di Euclide e di astronomia tolemaica, solo nelle parti piu semplici, cosi le lezioni non potevano avere il compito di istruire gli studiosi. Inoltre il fatto che non fosse considerata una materia indipendente si rifletteva nella retribuzione modesta. Questo, insieme con il numero limitato dei posti, rendeva nettamente sfavorevoli le condizioni dei matematici. Galileo, avendo dedicato al Granduca di Toscana la scoperta dei pianeti medicei, ottenne presso di lui il posto di "Primario Matematico et Filosofo". Questo posto era esonerato dall'obbligo di insegnamento all'Universita ed era ben remunerato. Ma non era un posto istituzionalmente stabilito, anzi fu istituito appositamente dal Granduca per Galileo; non era percio prevista una regolare successione. Questo particolare favore che Galileo godette face si che anche i suoi seguaci si trovassero in Toscana in una condizione migliore degli altri scienziati ; Galileo, infatti, per il suo posto come "Primario Matematico" dello Studio di Pisa e del Granduca e per il suo prestigio fu molto influente nella scelta dei professori di matematica che si succedettero nello studio stesso, tanto che la cattedra, in quel periodo, fu occupata esclusivamante da suoi discepoli. Questo fatto, insieme con l'interesse che il Granduca Ferdinando II e il Principe Leopoldo ebbero per la scienza, favori malto gli scenziati galileiani di quella eta.
著者
藤澤 房俊
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.35, pp.139-162, 1986-03-15

L'autore tratta due punti principali: 1) il processo della formazione dell'esercito italiano; 2) i caratteri del fenomeno dei renitenti come manifestazione della resistenza popolare contro la leva.1) L'esercito italiano nacque cin il cambio del nome de esercito sabaudo a esercito italiano, assorbendo gli eserciti degli altri in quello piemontese. In altre parole, l'esercito italiano e stato costituito sul modello dell'esistente esercito piemontese rimasto in vigore (piemontesizzazione), il quale a sua volta dal 1854 aveva adottato un ordinamento militare di tipo francese. In Italia nel periodo immediatamente successivo all'Unita, in cui erano vive le tensioni sociali e il nuovo Stato mancava ancora ai basi silide, il compito principale dell'esercito era quello di mantenere l'ordine pubblico, e questo fino circa ai moti del macinato di Bologna. Dopo il 1870, l'esercito italiano adottava il sistema tedesco del reclutamento nazionale, abolendo la surrogazzione e l'affrancamento con la riforma di Ricotti.2) L'avversione popolare e generalizzata alla coscrizione aveva il carattere di contestazione della politica centralizzatrice dello Stato: i renitenti partecipavano ai movimenti contro tale politica e contro lo stesso Stato unitario. Questo fenomeno dei renitenti era presente non solo in Sicilia e nel Mezzogiorno, ma anche-seppure in forme diverse-in altre regioni d'Italia. Mentre esistevano questi renitenti illegali, fino 1870 era ancora presente il ricorso a forme legali di renitenza, come l'affrancazione e la sostituzione, ma questo solo per i figli dei benestanti. Pero, col tempo, si comincio a considerare il servizio di leva come il simbolo del passaggio dalla gioventu alla maturita. Rimase tuttavia il fenomeno della automutilazione per evitare la leva, forma di renitenza legale specialmente diffusa tra i contadini.
著者
野上 素一
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
vol.21, pp.1-10, 1973

Non si sa con precisione quando Dante si trasferi da Verona a Ravenna, secondo Boccaccio sembra che cio avvennisse verso il 1314, e Villani e della stessa opinione. Ad attrarlo dovette essere la citta : quieta, chiusa nelle memorie del suo glorioso passato, essa aveva qualcosa di tombale, che a Dante doveva piacere assai. Sepolcri di marmo erano sparsi sui sagrati delle sue cento chiese. E fra gli archi e le torri crescevano acacie e cipressi. C'erano monumenti solenni : la Porta Aurea, la basilica Ursiana con le sue cinque navate, Sant' Andrea dei Goti, la Chiesa palatina consacrata da Galla Placidia alla Santa Croce. Molti dicono che Dante venisse a Ravenna come lettore di retorica nello Studio, che Guido Novello curava in maniera del tutto particolare. E la cosa sembrerebbe confermata dall'epitaffio che poi Giovanni del Virgilio, contemporaneo del Poeta, fece iscrivere sul suo sepolcro : Theologus Dantes. A quei tempi, Theologus stava per professore, anzi per maestro. Dante, come abbiamo detto, non aveva titolo accademico per meritarsi di questa qualifica. Ad ogni modo una cosa e certa : che la fama di Dante a Ravenna era proprio quella del professore.
著者
角井 俊樹
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.28, pp.105-114, 1980-03-10
著者
西本 晃二
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.30, pp.8-58, 1981-03-31

La formula : "Benedetto sia 'l giorno e 'l mese e l'anno…", che inizia e si riprende in ogni strofa del sonetto LXI delle Rime di Francesco Petrarca, non e altro che un topos assai usato fra i poeti italiani dal tre al cinquecento. E una formula enfatica(congiuntivo ottativo, forma passiva)che benedice / maledice un momento particolare nella vita del poeta, definendolo minutamente, cioe ripetutamente con precisione cronologica. Essa ha la sua origine in alcune espressioni bibliche, specie nella maledizione proferita da Giobbe(III, 1-3) al giorno ed alla notte in cui fu concepito nel ventre materno. E vero che Giobbe maledice il punto della sua nascita, usando la forma attiva (congiuntivo) del verbo "perire" : "pereat dies in qua natus sum et nox in qua…" (dalla Vulgata di San Girolamo, riconosciuta ufficiale e diffusissima attraverso tutto il medioevo), ma e facile vedere che il passo si riferisce ad un momento determinato nel passato. Per quanto riguarda la forma passiva : "benedetto / maledetto sia", troviamo un esempio anche nel libro di Giobbe(I, 20) : "sit nomen Domini benedictum. " Accanto a quest'ultimo, pero, troviamo nel nuovo testamento un altro esempio analogo, pure con sfumatura differente. Ed e il saluto dell'angelo Gabriele alla Vergine : "Ave Maria, gratia plena, …benedicta tu in mulieribus." (Luca : I, 28) E un passo popolarissimo durante tutto il medioevo in cui si edificarono innumerevoli chiese in onore della madre di Dio. A "benedicta tu in mulieribus" manca il verbo o, se ce ne fosse uno, dovrebbe essere "fosti" invece di "sia". Val a dire che questa e un espressione puramente esclamativa meno forte dell'altra. Ne troviamo riscontro anche nella letteratura classica. e. g. : "O fortunati, quorum iam moenia surgunt!" (〓neidos : I, v. 437) con la sola sostituzione di "fortunato" a "benedetto". "Benedetto" venne infatti assunto in tal formula quando acquisto il valore prevalentemente cristiano di "essere laudato". "Laudato-laudare" ci conducono naturalmente alla lauda francescana che sorse ai primi del duecento. Come si sa, e una forma di poesia popolaresca, e quindi enfatica, cantata in coro, in cui s'adopera spesso la ripetizione. La lauda, per altro, fa cenno frequente alla scena di annunziazione, nella quale lo stesso saluto dell'angelo viene tradotto : "enfra femene tu si' benedetta!" (Jacopone da Todi) Inoltre diverse virtu e attributi della Vergine vi sono enumerati per la sua glorificazione. Delle enumerazioni, ne troviamo gli esempi anche nella poesia lirica provenzale : "Ben aja 'l temps e 'l jorn e l'an e 'l mes / Cel dous cors gais, …" (Peire Vidal) Qui il poeta augura alla sua donna che lei abbia sempre buon tempo. Non si tratta di un punto nel passato, ma la precisazione cronologica ci interessa molto, perch'e proprio somigliante alla formula petrarcheca. Tale precisazione e congeniale anche allo spirito enfatico della lauda popolare, e quindi tutte e due le formule, quella ottativa e quella esclamativa, vennero agevolmente adoperate non per la gloria religiosa ma per la glorificazione d'un evento profano, e non dal popolo ma da poeti di raffinatissimo gusto che prendono coscientemente un tono popolareggiante ed enfatico, quali il Petrarca, il Poliziano, Lorenzo il Magnifico, e tanti altri. Le due formule godettero infatti di una popolarita considerevole durante il cinque e seicento, e cio non solo in Italia ma anche negli altri paesi d'Europa. Poi esse vanno esaurendosi, conservando tuttavia una certa vitalita ancor oggi.
著者
岩倉 具忠
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
vol.47, pp.1-17, 1997

Secondo Dante, la posizione dell'uomo nella struttura dell'universo corrisponde esatamente a quella del linguaggio umano. L'uomo infatti occupa una posizione intermedia tra gli abitanti del paradiso e gli animali inferiori. Gli angeli e i beati sono le "sustanze separate da materia", sicche'i minori e' grandi / di questa vita miran nello speglio / in che prima che pensi, il pensier pandi' (Par., xv, 61-63), Tale natura deriva dal fatto che nelle intelligenze celesti "l'affetto e il senno" corrispondono perfettamente (Par., xv, 74-76), per cui non hanno bisogno di avere il linguaggio. Per quanto riguarda gli animali inferiori, "dato che sono guidati dal mero istinto naturale, non fu necessario dotare neppure loro di linguaggio : e in effetti tutti gli animali appartenenti alla stessa specie hanno in comune gli stessi atti e passioni, sicche attraverso i propri possono conoscere quelli degli altri" (De v. e., I, ii, 5).Solo agli uomini e invece necessario un qualche segno insieme razionale e sensibile per la mutua comunicazione fra pensieri, perche lo spirito umano, in differenza di quello trasparente degli angeli, e gravato dallo spessore e dall′opacita di un corpo mortale (De v. e., I, iii, 1-2). Dopo la confusio linguarum, gli uomini mutarono le proprie lingue a loro arbitrio. Ogni lingua quindi, come i quattordici dialetti dell′Italia esaminati dal Poeta, e naturale poche si impara dalla madre, ma non e universale come il latino. Come e ben noto, Dante volle creare un volgare illustre, insieme naturale e universale. Ogni lingua e potenzialmente dotata della capacita di esprimere, ma spetta a ogni individuo di trasformare questa potenza in atto. Il cambiamento delle lingue storicamente manifestato e dovuto alla stessa natura dei mortali tanto instabili e corruttibili, pare essere puramente negativo, ma Dante ne rinviene invece un aspetto positivo, sostenendo che se un individuo disponesse del suo libero arbitrio per migliorare la propria lingua, riuscirebbe in fine a portarla a un alto grado di espressivita. Tuttavia, mentre un abuso del libero arbitrio conduce gli uomini alla dannazione, un suo buon uso li porta in Purgatorio. Abbiamo qui di nuovo un'immagine della struttura dell'universo riportata nell'orizzonte del linguaggio. Per Dante, creare una lingua nuova significava infatti espiare il "peccato originale linguistico" dell'uomo. Dante stesso, d'altronde, e riuscito con il suo strenuo sforzo individuale a raggiungere un linguaggio nel contempo naturale e universale, quasi paradisiaco, distaccandosi dal ristretto ambito linguistico e assumendo una prospettiva cosmopolita, grazie alla sua dolorosa esperienza dell'esilio.