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出版者
早稲田大学高等研究所
雑誌
早稲田大学高等研究所紀要 (ISSN:18835163)
巻号頁・発行日
vol.8, 2016-03-15
著者
松原 勝也
出版者
大分県立先哲史料館
雑誌
史料館研究紀要 (ISSN:13419838)
巻号頁・発行日
no.20, pp.55-64, 2016-01
著者
櫻井 成昭
出版者
大分県立先哲史料館
雑誌
史料館研究紀要 (ISSN:13419838)
巻号頁・発行日
no.20, pp.43-54, 2016-01
著者
高橋 昌彦
出版者
大分県立先哲史料館
雑誌
史料館研究紀要 (ISSN:13419838)
巻号頁・発行日
no.20, pp.1-12, 2016-01
著者
安倍 三史
出版者
医学書院
雑誌
公衆衛生 (ISSN:03685187)
巻号頁・発行日
vol.28, no.6, 1964-06
著者
小室 譲
出版者
The Association of Japanese Geographers
雑誌
日本地理学会発表要旨集
巻号頁・発行日
pp.100167, 2014 (Released:2014-03-31)

1.序論 2003年の観光立国宣言以降,政府の積極的なインバウンドツーリズム施策に伴い,訪日外国人客数は約521万(2003)から1,036万人(2013)へ増加している(日本政府観光局「JNTO」).しかしながら観光産業が抱える慢性的な課題として,出国日本人数に対する訪日外国人客数の大幅な赤字が指摘でき,更なる訪日外国人客数獲得のためには各観光地における外国人客への受入れ態勢強化が急務である.2000年代に入り,北海道のニセコに端を発した豪州客を中心としたスキーブームは,近年では白馬や野沢,さらに妙高や蔵王といった幾つかの本州のスキー場においてもみられる.本研究では,長野県白馬村の八方尾根スキー場周辺地域におけるインバウンドツーリズムの動向を分析し,ツーリズムの発展に伴う変容と発展の要因を明らかにする事を目的とする.併せてインバウンドツーリズムの発展に伴う新たな地域課題について検討したい. 2.インバウンドツーリズムの動向 村内最大規模を誇る八方尾根スキー場は, JR大糸線白馬駅から西へ2km程度進んだ北アルプス唐松岳の東斜面にあたる.本研究では,この八方尾根スキー場およびスキー場の麓に位置し,60年代からのスキー観光拡大期にスキー場の宿泊地としての性格を強めた和田野,八方,エコーランドの3地区を研究対象地域とする.2002年に0.3万人であった村内外国人客数は,2011年には5.6万にまで急増しており,また世界最大の旅行口コミサイトTrip adviserの「ベストディスティネーション(観光地)トップ10」において国内第6位の人気観光地に選出されるなどインバウンドツーリズムの発展が顕著である. 3.インバウンドツーリズムの発展に伴う変容 泊食分離と長期滞在を嗜好する外国人スキー客の増加に伴い,スキー場や宿泊施設,さらに飲食施設や娯楽施設では受入れ態勢の強化が進められている。特にキッチン完備の長期滞在施設や異文化体験型施設など従来みられなかった新たな形態の施設が拡充する一方で,外国人スキー客の受入れの有無により施設間,地区間において格差が増大している点が課題として明らかとなった. 4.インバウンドツーリズムの発展要因 ツーリズムの発展要因として,(1)外国人客の直接的な来訪動機となるスキー場の規模や雪質に加えて,民宿発祥の地に根付く「もてなしの文化」による宿泊施設の固定客確保や残存する民宿や温泉といった地域観光資源の存在,(2)70年代以降のペンションブーム期に移住した和田野地区の宿泊施設を母体とする民間主導の外客誘致団体による発地国へのプロモーション活動や素泊まり客に対応した外国人のための飲食店ガイドブック作成と二次交通の拡充,(3)ゲストのホスト化により在住外国人が自ら旅行代理店や空港バス,宿泊施設など外国人スキー客に対応したサービス(事業)を創出している点に大きく分けられる. 5.結論 外国人スキー客の急増は受入れ側である観光地の施設や地域に変容をもたらした.同時にインバウンドツーリズムの発展は新たな地域的課題を与え,ゲストの増加に伴う治安悪化や騒音問題,また施設間・地区間格差の増大やゲストのホスト化に伴う不動産投資や景観問題など,外国人客(住民)と既存住民の共存・共生が求められている.
著者
亀岡 鉱平
巻号頁・発行日
pp.1-168, 2014

早大学位記番号:新6953
著者
藤原 帰一
出版者
JAPAN ASSOCIATION OF INTERNATIONAL RELATIONS
雑誌
国際政治 (ISSN:04542215)
巻号頁・発行日
no.125, pp.147-161,L18, 2000

Much has been made of the claim that democracies do not fight each other. This claim met more skeptical eyes outside the United States, if only because the argument shared an annoying similarity with another argument once shared by supporters of communist parties: communists do not fight each other. So much for wishful thinking and self-deceit.<br>Peace, after all, has been observed among autocracies as well as by democracies; that does not mean, however, that regime-types do not matter. Regime-types, with distinctive characters in their decision making process, may cast influence over political decisions in international relations, even when they fail to dictate black-and-white outcomes such as the absence of war. If both autocracies and democracies may sustain 'peace' at given points, then, how are they different?<br>This leads to the question of this paper: can we distinguish significant patterns of behavior between autocratic peace and democratic peace? In this paper, I make an attempt to answer this question by comparing two most salient examples of autocratic peace, the Congress of Vienna and ASEAN. The former is important because it provided a model of balance of power to the realist school, while actually sustained by the threat of domestic upheaval; the latter is interesting because, among regimes that were undemocratic to say the least, a certain status quo has been somehow maintained.<br>Differences between early 19th century Europe and late 20th century Southeast Asia should be only too apparent. The Congress of Vienna and ASEAN, however, do share some institutional characteristics. Both were formed under the specter of revolution, the revival of the French revolution and the spillover of the Chinese revolution respectively. It was the fear of domestic challenges to political power, rather than the simple fear of overseas aggression, that held both regimes intact.<br>Both were sustained by a group of regional elites who were under little influence from domestic interests or public opinions. In Vienna, it was the Kings and the Nobles of each country who were all part of an extended family due to centuries of inter-marriage: an international society was more real than civil societies in the days of Vienna. ASEAN leaders lacked such kin relationship, but were all bound by secular interests that stemmed from a common agenda, that is, a non-communist and authoritarian path to state-formation.<br>Both regimes aimed at policy coordination of secular interests, disregarding transcendent norms or beliefs. Vienna aimed for the Concert of Europe with little religious beliefs or legal institutions; ASEAN, composed of Islamic, Buddhist, and Catholic societies, worked on a harmony of secular interests devoid of religion or political ideology. And both regimes imposed minimum constraints on the policy pursuit of individual states, non-intervention as the golden rule.<br>In spite of the lack of institutional norms and sanctions, or any clear and present foe to ally against, both regimes successfully preserved peace in the region for over three decades. An impressive achievement, but challenges emanated from within.<br>The Congress of Vienna ended with the revolutions of 1848 and the flight of Metternich. ASEAN nations have gone through a wave of democratic revolutions that shattered authoritarian rule in the Philippines (1986), Thailand (1992), and Indonesia (1998). The paper claims that such domestic changes have put the more secular and elitist policy coordination of ASEAN in limbo at the moment, with ominous signs for the future.
著者
團 名保紀
出版者
群馬大学教育学部
雑誌
群馬大学教育学部紀要 芸術・技術・体育・生活科学編 (ISSN:05336627)
巻号頁・発行日
vol.39, pp.43-79, 2004

Oggi, dopo la identificazione di una parte delle opere di "Maestro del Bambino Vispo" come opere di Gherardo Starnina(secondo J. Waadenoijen), si potra citare sia la tavola d' altare di Wurzburg che la "tavola di San Lorenzo" condivisa tra Stoccolma, Berlino e Dresda, quali le opere di Stamina sotto l' influenza della tomba di Arrigo VII di Tino di Camaino. Innanzitutto sia per la composizione principale fatta da una figura assisa sul trono, circondata da sei figure,sia per i santi stanti di ponderanza quasi cubista come appunto nel caso delle figure di cortigiani d' Arrigo VII, tipici di Stamina fin dai suoi affreschi di Carmine a Firenze. Un capolavoro di "Maestro di Borgo alia Collina", seguace di Stamina, e polittico della Galleria Doria Pamphili, sormontato in cima al centro dalla raffigurazione di Cristo benedicente e ai lati da quella di Annunciazione. La composizione si riflette nei vari punti la tomba imperiale installata sotto il mosaico cimabuesco di Cristo Giudice nell'abside del Duomo pisano. II polittico di San Giuliano in San Gimignano, opera di un altro seguace di Stamina detto il "Maestro del 1419" riflette la composizione della tomba di Arrigo VII in due modi. In primo riflette tutti i tre strati della tomba, e poi riflette solo i componenti costituenti il pianterreno del monumento pisano. Parlando dei pittori del gotico internaziconale sotto l'influenza di Stamina e di Lorenzo Monaco, un grande polittico di Rossello di Jacopo Franchi del 1420, oggi al Museo dell' Accademia di Firenze, poi il Polittico di Bicci di Lorenzo di Pieve di Sant' Ippolito a Bibbiena, sempre seguono gli schemi scultoreo-architettonici di delta tomba pisana. Un altro pittore sotto l'influenza di Stamina e Giovanni dal Ponte. Alcune delle sue tavole d' altare mostrano vicino alia cima la scena di Cristo in Discesa al Limbo, e ai lati, "Annunciazione". Penso che tale scelta dipendesse dalla sua osservazione di Cristo Giudice in mosaico sopra la tomba di Arrigo VII. Ora parliamo di Gentile da Fabriano. II Polittico di Valle Romita vicino a Fabriano, del suo periodo veneziano, recante in cima "Crocifisso di Cristo" (A. De Marchi) gia si riflette la forma toscana del polittico sviluppata in sense verticale, come nel caso del polittico in San Giovanni Val d'Arno di Giovanni del Biondo ugualmente sormontato dalla scena del Cristo crocifisso. L'opera di Gentile riflette lo schema offerto dal pianterreno della tomba di Arrigo VII recante in alto la tomba vera e propria dell' Imperatore, allora considerata anche come la tomba di Cristo. La sua opera piu famosa, "Adorazione dei Magi", capolavoro del gotico internazionale oggi agli Uffizi, e perfettamente consona alia tradizione fiorentina dei polittici risalenti all' epoca giottesca. Terminata nel 1423 per la cappella degli Strozzi in sacrestia di Santa Trinita, la tavola innarizitutto riflette lo schema della tomba di Arrigo VII, composta dai tre strati di cui il secondo fu dominato dai ritratti dell' Imperatore tra sei cortigianl, e sovrastata dal Cristo Giudice in mosaico. Infatti allo spazio nucleare della tavola la figura del futuro Imperatore Sigismondo di Lussemburgo, bisnipote di Arrigo VII fu sottolineata come il Re piu anziano. Poi l' opera si riflette il contenuto del pianterreno del monumento pisano con l' Altare di San Bartolomeo recante i ritratti di committenti, circondato dalle colonne tortili di splendido effetto ornamentale, e sovrastato dal sarcofago e gisant. Infatti nella parte centrale della tavola ci sono i ritratti di Palla Strozzi, committente dell' opera e di Lorenzo, suo figlio, inquadrati dalle colonne tortili e dai pilastri di ricca raffigurazione vegetale. Le figure di Mose e di Davide giacenti messe accanto al tondo di Cristo nella cimasa centrale sembrano alludere al gisant deU'Imperatore Arrigo VII. Di fatti Dante vidi la figura eroica di Arrigo come MosS e Davide nelle sue epistole. Perd l' idea di riflettere la forma della tomba imperiale pisana in questa opera commissionata da Palla Strozzi doveva essere maggiormente auspicata anche dal contemporaneo interesse forentino allo schema decorativo-compositivo della "Corona di Carlo Magno" massimo simbolo dell' autorita di Sacro Romano Impero, dominata dal concetto di Gerusalemme Celeste, sia per la costruzione della parte absidale del Duomo circondante il Cupolone, che per il completamento della Porta della Mandorla con pieno decorativismo. Credo che da tale sottofondo provenisse ancheil disegno ghibertiano dei gradini della cappella Strozzi nella sacrestia di Santa Trinita con il motive ornamentale delle corone ottagonali. Di conseguenza doveva essere nata l' idea di occupare con tre lunette la parte superiore della "tavola di Adorazione del Magi" riflettendo la sagoma frontale della parte nucleare della corona oggi a Vienna, composta dall' alternarsi di placca arcuata grade e piccola. Anche gli effetti deH'insieme della tavola con pieno sense coloristico e suntuoso causato dall' uso abbondante della tecnica di oreficeria, furono appositamente ricercati fin dall' inizio, anche se nelle predelle Gentile mostro suo interesse precoce verso la novita brunelleschiana con le rafiigurazioni prosettiche di natura e di cittii.
著者
藤谷 道夫
出版者
イタリア学会
雑誌
イタリア学会誌 (ISSN:03872947)
巻号頁・発行日
no.55, pp.1-34, 2005-10-22

I commenti danteschi si limitano ad interpretare il primo verso della Divina Commedia nel senso di "quando Dante aveva trentacinque anni", tuttavia, nel Convivio (XXIII-XIV), Dante stesso scrive che Cristo e Platone sarebbero vissuti "secondo natura" fino all'eta di ottantun anni e definisce il trentacinquesimo anno come lo colmo de la etade e non il mezzo, la meta della vita. Da un lato, ne la Bibbia ne i classici determinano la lunghezza della vita in modo unanime e, dall'altro, Dante dichiara la propria eta nel canto XV dell'Inferno. E dunque legittimo nutrire qualche dubbio sul fatto che Dante abbia utilizzato il verso piu importante della Divina Commedia solo a questo scopo : per il lettore sarebbe la stessa cosa anche se avesse avuto trentaquattro anni, o trentasei : tale intepretazione si limita infatti, a nostro avviso, al significato letterale senza rivelare quello allegorico. Nel presente lavoro si illustra come Dante non intendesse tanto informare della propria eta, quanto usare esplicitamente mezzo (non colmo) e sostituire meus di Isaia 38, 10 con nostra avendo in mente un altro scopo. In questa prospettiva, Dante intende mezzo come riferimento all'anno 1300, secondo l'Ars poetica oraziana (146-152) e la retorica della narrazione in medias res ed applica quest'ultima in senso cristiano, estendendola alla cronologia dell'umanita dalla creazione di Adamo al Giudizio Universale. Numerosi riferimenti all'interno della Commedia sembrano confermare questa interpretazione : in primo luogo, l'inizio del viaggio ultraterreno viene localizzato al martedi 5 aprile e la conclusione di esso al 10 aprile dies dominica, il che e in contrasto con quasi tutti i commenti, che ne vedono l'inizio nel venerdi 8 aprile. Il venerdi santo e invece calcolato secondo il calendario ebraico che diverge da quello ecclesiastico. Dante per ben due volte nota che il giorno della discesa nell'inferno era plenilunare (Inf. XX 127 e Pur. XXIII 118-120) e plenilunare fu il 5 aprile, non l'8 come vogliono i commenti, che non tengono conto di un'osservazione dantesca del Convivio (IV, ii, 6) in cui si spiega che il tempo si misura secondo il movimento del cielo, seguendo la Metafisica aristotelica, e non secondo il nome del giorno terrestre. In Par. XXVI 118-123 si precisa la lunghezza della vita di Adamo e la sua permanenza nel Limbo usando il calendario basato sugli anni siderali : seguendo l'accurato calcolo di R. Benini (Scienza, religione ed arte nell'astronomia di Dante, 1934, pp. 20-22) dalla creazione di Adamo alla morte di Gesu sono trascorsi 5.233 anni (931+4.302). Il 25 marzo, giorno della nascita di Adamo, corrisponde a quello dell'Incarnazione e risulta essere l'esatto anniversario (in anni siderali) della discesa di Adamo nel Limbo, avvenuta il 3 aprile (lo stesso giorno della morte di Gesu, vale a dire della discesa di Gesu nel Limbo). Quando Malacoda (Inf. XXI 112-114) nota che il giorno prima a mezzogiorno sono passati 1.266 anni si dovra intepretare questa osservazione nel senso che il mondo, da quel momento, e entrato nel 1.267esimo anno dalla nascita di Cristo. Dante, infine, si trova nel 6.500esimo anno dalla creazione : la sua discesa al Limbo "il 5 aprile 1300 risulta anniversaria esatta, in anni lunisolari, della discesa di Gesu avvenuta il 3 aprile del 33 E.V." (Benini, p. 27). Il tempo restante all'umanita da quel momento al Giudizio Universale viene indicato in Par. IX 37-40, XVIII 76-96 e XXVII 142-148 (tutti canti numerati secondo multipli di 9, che rappresenta Beatrice) in 6.500 anni, che Dante considera anche il valore da attribuire al diametro della terra. Si presume percio che Dante abbia fatto coincidere la dimensione spaziale della terra data agli uomini con quella del tempo disponibile all'umanita. L'impostazione e quella del magnus annus (αιων) della durata dell'umanita di 13.000 anni e Dante, che quella umanita rappresenta, nell'ora presente si trova esattamente a meta (nel mezzo) di quei 13.000 anni, come ha accennato F. Villani. Cosi, mentre le prime parole della Bibbia sono in principio, quelle della Commedia sono in medio itineris come l'epica classica; la storia della Commedia succede alla storia dell'umanita della Genesi come parte centrale della storia umana, dunque in medias res. Dante sostituisce dierum meorum di Isaia con nostra vita perche non lo riferisce solo a se stesso, ma all'intera umanita che vive nel peccato, situandosi cosi in un punto di svolta cronologicamente simmetrico. Cosi il Poeta, giunto all'ultimo luogo della prima meta della Commedia in Pur. XV, ha davanti a se altrettanto cammino quanto il corso rimanente al sole : la Commedia stessa e strutturata in modo che tutti i sensi convergano, concentrati, nel primo verso.